Tra i progetti orbitanti attorno allo screamo di questi tempi, tra più strani in circolazione sicuramente ci sono i canadesi Dianacrawls. Tanto che parlano di loro in termini di funkviolence. Dopo aver partercipato l’anno scorso ad uno split con i pesi massimi Frail Body, Massa Nera ed Infant Island, quest’anno tornano con un nuovo EP, A Glitter Manifesto, eloquente già dal titolo e dall’artwork, uscito ad aprile per la No Funeral Records.
A Glitter Manifesto è una release matta, inconvenzionale, spiazzante, effimera quanto efficace. In meno di dieci minuti il quartetto canadese ci rifila cinque brani accostati quasi si trattasse di un collage, un pastiche postmoderno. Un’intro elettronica che proprio niente ha a che fare con il resto del lavoro e una chiusa country folk cantata in francese che è un gioiellino, una nenia imbranata, incorniciano il core dell’EP. Al centro tre schegge di violenza inaudita e imprevedibile follia che partendo da un mathcore o experimental screamo caotico e sbilenco sconvolgono totalmente la forma canzone, destrutturandola, eppure riescono a mantenere un’attitudine scanzonata e strafottente che ammanta l’EP di nichilista fluorescenza. Slegato da dogmi, paradigmi, generi, valori, forme, stereotipi, grammatiche e convenzioni, A Glitter Manifesto si configura come un particolare laboratorio postmoderno.
Pur inserendosi a pieno titolo in quel brulicante universo dello screamo più recente, i Dianacrawls riescono ad essere unici, scostandosi da ogni logica discografica, anche per via di release originali e coraggiose come questa che suona come se i Blood Brothers capitanati da una riot grrrl suonassero una demo dei primissimi Rolo Tomassi. Non per tutti.
(No Funeral Records, 2020)
1. The Unforgiven
2. Mosaicque II
3. This Vinaigrette Won’t Die
4. Memoirs
5. Assumee