Se cercate un’immersione nello psych rock con massicce dosi di progressive e modern jazz intercalato da momenti dove il sound sembra concepito quasi con gioiosa improvvisazione, questo è l’album ed il gruppo che fa per voi. Stiamo parlando degli svedesi Automatism, arrivati con questo disco dal titolo, guarda caso, Immersion, alla propria terza produzione.
Si tratta di un album dalla durata non eccessiva che propone una playlist di sei canzoni strumentali con variazioni ed atmosfere suggestive che riescono a sopperire, e non è cosa da poco, alla totale assenza di testi e di parti vocali che comunque potrebbe rappresentare a priori un potenziale rischio di fallimento di tutta l’operazione. Passando in rassegna i brani: la prima traccia, “Heatstroke”, è quella che potremmo definire come un calda accoglienza mentre “Falcon Machine”, che ricorda vagamente “LA Woman”, dei Doors si lascia ascoltare gradevolmente fino ad arrivare all’oscura ed ipnotica “Monochrome Torpedo”. Il disco è un susseguirsi di lunghe suite lisergiche che paiono intersecarsi l’una nell’altra.
Insomma, Immersion è un album che merita la sufficienza piena, nonché un valido sottofondo per queste giornate piovose autunnali.
(Tonzonen Records, 2020)
1. Heatstroke
2. Falcon Machine
3. Monochrome Torpedo
4. New Box
5. Smooke Room
6. First Train
6.5