Agli sgoccioli dell’anno travagliato appena passato è uscito un disco molto atteso e con tutti i presupposti per lasciare il segno: Melinoë, terza fatica in casa Akhlys. Questo progetto si è fatto sentire per la prima volta nel 2009 con Supplications, lavoro dark ambient molto interessante, il cui successore, The Dreaming I, è stato uno dei dischi più solidi e sorprendenti dell’ultimo decennio. Qui le tinte ambient sono ancora presenti ma secondarie, dato che lasciano spazio a un black metal dirompente e furioso, pienamente nello stile delle altre band in cui milita il mastermind Naas Alcameth, nomi di tutto rispetto quali Aoratos, Nightbringer e Bestia Arcana. Già ben noto per la sua musica, lo statunitense con questo suo nuovo lavoro dimostra nuovamente come i passi falsi non facciano minimamente al suo caso, a cinque anni dal precedente capolavoro continua a marciare a testa alta verso nuovi orizzonti, imperterrito mentre avvolge abilmente in scenari oscuri e ipnotici.
Nella mitologia greca Melinoë viene presentata come una ninfa, figlia di Persefone (regina dell’oltretomba) e portatrice di incubi e terrori notturni ai mortali, arrivando a farli impazzire con le sue manifestazioni. Una figura misteriosa che viene descritta dalle trame intricate di questo album, nella sua veemenza con i passaggi rabbiosi e imponenti, ai quali si alternano però gli immancabili settori ambient più dilatati e onirici, che mantengono un tocco di inquietudine costante come dimostra “Succubare”, brano criptico che divide le due metà del lavoro. Non vengono stravolte le carte in tavola, e non ci si aspettava nulla di diverso, con questa formula che ormai è il marco di fabbrica di Alcameth (qui accompagnato da Eoghan alla batteria) e di questo suo progetto. La partenza con “Somniloquy” è subito diretta e presenta lo scenario del disco, che riprende esattamente da dov’era concluso il suo predecessore, con la stessa sfacciataggine e i riff contorti che ci mettono poco a colpire. A dominare la scena durante l’ascolto è la naturalezza con cui si legano tra di loro le parti di chitarra, caratterizzate da melodie infernali che ghiacciano il sangue nelle vene. I brani scorrono al meglio, con nessuna scelta forzata, e per quanto sia una proposta rivelatrice di incontrollabile cattiveria, appena si familiarizza con le sue caratteristiche non si può fare nient’altro che ammirare quanto si sta sentendo.
In molti hanno già detto la loro opinione su quale sia, secondo loro, un migliore disco tra Melinoë e il precedente The Dreaming I, ma chi vi scrive ritiene deleterio ostentare questo paragone tra i due album. Entrambi, infatti, sono capolavori o quasi, ascolti trascinanti dalla prima all’ultima nota che mettono in mostra una delle migliori espressioni in cui si riesce a manifestare il black metal oggigiorno. Ritenere Akhlys come la punta di diamante dei progetti capitanati da Alcameth non è così fazioso. Certo, coi Nightbringer ha pubblicato una più numerosa gamma di lavori di tutto rispetto e anche gli altri progetti sono delle gemme dell’underground, ma dopo tre dischi uno più convincente dell’altro è lecito impartirgli i meriti che si è conquistato. A mani basse una delle migliori uscite del 2020, per il black metal e non solo.
(Debemur Morti Productions, 2020)
1. Somniloquy
2. Pnigalion
3. Succubare
4. Ephialtes
5. Incubatio