La solitudine non è necessariamente qualcosa di negativo, al contrario. L’esempio più calzante in termini di tempo arriva dai Nitritono, che con il loro Eremo sanciscono in modo ancor più ferreo e viscerale il proprio legame con il pianeta Terra e coi suoi luoghi dell’anima. Letteralmente “eremo” sta a indicare un qualcosa in cui chiudersi, in cui sentirsi protetti dal mondo esterno. I Nitritono scelgono questo luogo metafisico per dare vita al loro nuovo album che rappresenta, attraverso i sei luoghi con cui identificare i brani, il modo per portarci laddove la loro intimità sentimentale trova ristoro. Ogni singolo episodio ha quindi una sua peculiarità concettuale che lo colloca geograficamente nel percorso di vita del duo. Ma non solo, possiamo pensare infatti che ogni brano stia a rappresentare l’ideale colonna sonora emozionale di quel determinato luogo. Sei brani per per sei diverse località. Poco importa se poi alla resa dei conti siano più o meno note ai più. Sono importanti per i Nitritono. Non devono essere conosciute o accessibili, non è questo che conta. L’importante è viaggiare mentalmente e liberamente fino a raggiungere realmente le vette descritte nel disco. Dalla maestosità del Monviso al Bric Costa Rossa noto per essere la montagna del Diavolo. Passando attraverso il Santuario di Samos e il Passo di Terre Nere, fino a giungere ai 30 km dell’Hospitales, tratta del tutto priva di servizi all’interno de Cammino Primitivo e nella Costa Da Morte in Galizia direttamente sull’oceano. Sono questi sei i loro “eremi” in cui ritrovarsi e lasciarci andare a noi stessi.
L’album arriva a distanza di tre anni dal precedente Panta Rei e a due dallo split benefit coi Ruggine, e ci presenta un duo in perfetto stato di grazia. Eremo è un disco decisamente meno ostico di quanto non si possa pensare ad un primo ascolto. Occorre come detto sopra una buona dose di libertà mentale per calarsi al meglio nel suo contesto. Ma anche al netto di una carenza di empatia il sound del duo piemontese, per quanto fermamente connotato da sonorità oscure e malinconiche, risulta subito accattivante e coinvolgente. I sei “eremi” descrivono una terra in cui il verbo del post-metal trova linfa, spaziando in atmosfere anche dilatate e ricercate, non solo sludge ma anche un tentativo di rendere reale l’emozione che pervade quei luoghi, di dare voce al silenzio e ai rumori della natura. In questa solitudine c’è spazio per l’introspezione, per la ricerca del bello, di noi stessi, del vero, di tutto quello che la routine ipertecnologica ci impedisce di assaporare, analizzare, godere, sentire e fare nostro.
Eremo è un un album introspettivo a rilascio prolungato da assaporare lentamente, in grado di fornire sollecitazioni sempre cangianti. È un viaggio iniziatico che può portare solamente all’accettazione della nostra diversità da ciò che ci circonda. Un viaggio silenzioso che lascia spazio solo al rumore dei nostri pensieri e alle dissonanze dei Nitritono. Un album maturo che sa quando è il momento di accelerare e quando è meglio fermarsi e farsi riflessivo. Perché una cosa è certa: i Nitritono hanno capito che non è possibile fare musica senza sperimentare, e quindi via con un suono che guarda ad un certo tipo di psichedelica ricerca di qualcosa di distante da ciò che hanno fatto finora. In questo senso mi piace particolarmente la collaborazione con Petrolio che chiude il disco. Segno che mi piace interpretare come il primo passo verso l’album che verrà verso un futuro fatto di apertura musicale verso l’elettronica sperimentale di Enrico Cerrato.
(I Dischi del Minollo, Shove Records, Vollmer Industries, Brigante Records, Longrail Records, 2020)
1. Re di Pietra
2. Samos
3. Passo di Terre Nere
4. Hospitales
5. Bric Costa Rossa
6. Costa da Morte