Il progetto Kaschalot vede la luce nel 2014 a Tallinn, Estonia, sotto la veste di un one-man band, e produce poco dopo il proprio EP di debutto. Nel 2016 al progetto si aggiungono tre elementi, per rendere le strutture più tecniche e particolari. Dopo l’album d’esordio Whale Songs targato 2018, la band fa un balzo ulteriore sulla scena underground per quanto riguarda il genere post-rock a tinte progressive, ottenendo un risultato eccellente sul pubblico. Durante lo scorso anno, nonostante il periodo duro da affrontare il gruppo mantiene i nervi saldi, portando a termine alcuni concerti di spessore, e lavorando al nuovo album Zenith, pubblicato per le due etichette Atypeek Music e Stargazed Records. La sua scrittura nasce nell’arco del 2020, concludendo il lavoro nel giorno più luminoso dell’anno, il solstizio d’estate. Il master e prodotto finito viene chiuso nel solstizio d’inverno: questa strana celebrazione dà un senso di equilibrio incredibile, segnando un processo creativo prezioso.
Con l’apertura delirante di “Supernova”, il tiro ritmato che toglie il respiro è una bomba magnetica senza precedenti. Le chitarre si lasciano andare su un tappeto distorto e tecnico, i passaggi melodici sono stupendi e portano il tempo del brano in qualcosa di sospeso che prende il sopravvento nel bridge ruvido, per poi accelerare in cambi furiosi fino alla chiusura. Inizio di alto livello. A seguire “Mothership” è un brano studiato alla perfezione, con una batteria che viaggia spedita nel suo percorso danzante, nella strofa il basso graffiante si inserisce al punto giusto e nel sottofondo prendono vita le innumerevoli sonorità. Con cambi irregolari e fuori tempo, la traccia cambia pelle in maniera definitiva verso la conclusione. La distorsione granitica del basso apre “Beacons”, impreziosita da una chitarra storta e dal gran gusto personale. Lungo la sua durata la parte ritmica lascia il segno su un muro progressive dalle tinte forti verso il post-metal, l’influenza maggiore di gruppi più pesanti come Long Distance Calling e Caspian è evidente. Chiudiamo con “Distant Light”, un’opera classica e leggera, dove il delay apre un vortice delizioso, che rallenta la sua corsa nella parte centrale del brano come a voler invitare l’ascoltatore in un luogo accogliente che vive di luce propria. Una grande chiusura che non fa una piega.
Un mini lavoro questo Zenith, breve ma intenso che mette in risalto tutta la tecnica del gruppo, amante del progressive e dei brani complessi, dai dettagli più misteriosi fino ad arrivare ad un nucleo ben solido, per un disco di grande valore.
(Atypeek Music, Stargazed Records, 2021)
01. Supernova
02. Mothership
03. Beacons
04. Distant Light