Debutto ufficiale per il trio strumentale Supervoid, che vede nelle sue file tre musicisti di spessore, provenienti da diverse realtà del panorama underground. La band è composta dal leggendario produttore e chitarrista Eraldo Bernocchi (Sigillum-S, Obake), Xabier Iriondo (Afterhours) e Jacopo Pierazzuoli, carismatico batterista dei Morkobot, e a loro si unisce per una preziosa collaborazione la violoncellista inglese Jo Quail. Il disco d’esordio The Giant Nothing prodotto interamente da Eraldo per l’etichetta italiana Subsound Records di base a Roma, affonda le radici nelle sonorità dark ambient a tinte noise che portano l’ascoltatore all’interno di un viaggio cosmico, fino ad attraversare un abisso infinito carico di emozioni uniche. L’enorme impatto emotivo si fonde con le chitarre martellanti per un’illimitata fase creativa alla ricerca di paesaggi inquietanti e avvolgenti.
L’apertura pesante di “1.8 Billion Light Year Structure” si spinge nel profondo di noi stessi, con una tematica aggressiva suonata al massimo del potenziale. Il riff portante appare ripetitivo durante il suo percorso, ma apre un mondo amorfo e desolato sotto il tempo preciso di basso e batteria. Nel bridge la composizione cambia il mood con suoni che arrivano dall’ignoto, sopra un tappeto rumoroso fino alla chiusura strozzata nel vuoto. Segue “A Cold Spot” dal tiro leggero e delicato, in sottofondo un’aura spaziale si avvolge al violoncello creando un ambiente stupendo che a piccoli passi si spegne nel silenzio. Il noise ruggente si manifesta su “Eridanus – The Biggest Thing” con tutto il suo oscuro cammino, qui la sezione ritmica si cimenta in corposi fraseggi macchinosi carichi di sofferenza. Invece su “The Acceleration of the Universe“ vengono utilizzate delle idee precise e incredibili, che creano una sperimentazione maggiore. Sul bridge pazzesco un piccolo solo di chitarra acido fa capolino per poi lanciarsi senza freni ai confini del mondo. Nella personale “The Dark Flow” il flusso buio si accende con un pattern quasi post-rock che al rilento si sveglia da un brutto sogno. L’ingresso di Quail disegna un habitat naturale su un delizioso e stupendo schema da brividi. Prima di chiudere l’acido tritaossa di “A Rip in the Fabric of Space” danza sulle nostre teste con una grinta violenta, per una traccia corposa e geniale. Il lavoro si chiude con “The Largest Structure Ever Found By Humanity”, dalle sonorità orientali mistiche e veniamo catapultati nella cultura infinita di questi tre musicisti, per una perla notevole.
I Supervoid si presentano sulle scene con un grandioso esperimento, un progetto che viene da tre teste superiori attente a ogni minimo dettaglio, capaci di dire la propria in un genere complicato ma d’impatto.
(Subsound Records, 2021)
1. 1.8 Billion Light Year Structure
2. A Cold Spot
3. Eridanus – The Biggest Thing
4. The Acceleration of the Universe
5. The Dark Flow
6. A Rip in the Fabric of Space
7. The Largest Structure Ever Found By Humanity