I Throat tornano con il terzo album in studio Smile Less, un lavoro roccioso e impegnativo che lascia un tono più oscuro e interessante rispetto al precedente Bareback del 2018. Le fondamenta del gruppo restano su sonorità anni ’90 di matrice noise rock per un sound energico e spedito. In questo nuovo percorso prodotto per l’etichetta finlandese Svart Records si toccano tematiche post-punk che spaziano nei vari confini rumorosi su passaggi contagiosi e disarmanti.
L’apertura rabbiosa di “Conveyor Line” mette subito in mostra la voce calda e un tiro corposo del basso. Il ritornello divide la struttura in qualcosa di violento e nel finale la grinta punk della batteria taglia in piccoli parti l’atmosfera buia. Segue il riff delirante di “Grounding” in perfetto stile Idles, che con un tempo dissonante si incastra alla ritmica lenta e disturbante. Sopra il muro pesante si innalza un ambiente incredibile e il bridge d’impatto notevole, che si conclude con il solo di chitarra polveroso in chiave grottesca. La violenza di “Shots” invece si spinge fino all’estremo su un brano veloce e diretto, impreziosito dalla linea vocale sporca e martellante, la struttura non fa una piega per tutta la sua durata spietata e si incastra alla seguente “Deadpan”, che mette in moto la macchina sfrenata della batteria stupenda e i suoi colpi precisi che giocano con il noise ovattato. Nella voce troviamo quel senso di mistero e innocenza, a tratti silenziosi per poi esplodere all’improvviso nel cambio irregolare. Una delle tracce migliori per l’intensità che trasmette al suo passaggio. Prima di chiudere, la nostra attenzione viene travolta da uno dei brani più sperimentali del disco. I rumori iniziali e ripetitivi di “Home is Where Your Hurt Is” entrano nel vuoto malato e portano l’ascoltatore all’interno di una composizione lunga e ricercata. Nella parte centrale il tiro si sposta verso il mondo distorto e infinito che devasta l’ambiente. Chiudiamo con “Vanilla Cuts”, uno dei momenti più rock. Lo schema si presenta godibile e solo nel finale si torna indietro alle origini, con il sound più cattivo e le influenze stile Mike Patton con i suoi monumentali Faith No More.
La band finlandese crea un percorso nuovo senza troppe regole da rispettare, e nella sua carica profonda si abbatte tutto l’equilibrio maturo che solo pochi gruppi sono in grado di raggiungere.
(Svart Records, 2021)
1. Conveyor Line
2. Grounding
3. Shots
4. Deadpan
5. Home is Where Your Hurt Is
6. Vanilla Cuts