Prosegue la sequela di ristampe operata dalla Bird’s Robe Records (nel 2021 si occuperà di una serie di ristampe e distribuzione internazionale di dischi di band australiane che compiono dieci anni) che in questo caso prende in esame il debutto dei Closure In Moscow chiamato First Temple. Questo quintetto di Melbourne, acclamato dalla critica per le sue notevoli esibizioni live, grazie al debutto riesce a far breccia negli Stati Uniti ed essere riconosciuto come una delle formazioni più amate in ambito progressive rock. Con il passare del tempo la band ha lavorato duramente ottenendo offerte e possibilità di fare tour in giro per il mondo ed accrescendo la sua fama. Questo primo album (dalla meravigliosa copertina) sarà ristampato in molti formati, specialmente in vinile e si muove su coordinate particolari. Il termine prog è da prendere decisamente con le pinze: si immagini un miscuglio fra The Mars volta, Protest The Hero (ma meno aggressivi) e i Leprous, alleggeriti dalla componente metal, e si avrà una idea più concreta su cosa ci si troverà ad ascoltare.
In linea di massima il disco si snoda su elementi ben precisi ben bilanciati fra melodia, velocità e tecnica. Il cantato è sempre in bilico fra il rock ed il pop (“Kissing Cousins”) e si prende sempre i suoi spazi sia quando il mood si fa alternative rock sia quando si vira su assalti ritmici più duri (“Reindeer Age” ha poi un lavoro di basso potente e virtuoso). Dal lato strumentale si pigia spesso sull’acceleratore su episodi come “Vanguard” o nel country “on speed” di “I’m A Ghost Of Twilight” o nelle esplosioni elettriche di “Deluge”. Ogni traccia ha spesso dei dettagli nascosti che potrebbero non essere percepiti al primo ascolto e soprattutto la band non appesantisce mai le composizioni ma riesce sempre a veicolare l’ascolto in ambienti sempre piacevoli ed alla portata di qualunque ascoltatore. Ci sono poi delle belle concessioni alla melodia come l’intermezzo acustico “Couldn’t Let You Love Me”, la psichedelia soffusa di “Permafrost” (invero non particolarmente riuscita) o il giro melodico esotico di “Sweet#Hart” per poi tirare fuori dal cilindro riffs imponenti (“Afterbirth”) che gaserebbero a dovere anche il più truce metallaro. Purtroppo però ci sono molte similitudini fra i brani che spesso tendono ad assomigliarsi denotando ancora delle idee grezze ed acerbe nonostante la qualità sia comunque alta per un disco di debutto. Pezzi come “A Night At The Spleen”, “Arecibo Message” o “Had To Put It In The Soil“ sono indiscutibili sul versante tecnico eppure manca qualcosa, quella scintilla che sorprenda. In ogni caso c’è molto di che gioire nell’ascolto che scorre sempre fluido nitido ed appagante nonostante qualche difetto.
First Temple è un’altra piccola gemma grezza che merita di essere riscoperta ed ascoltata. Grazie alla Bird’s Robe Records c’è questa possibilità e si invitano tutti gli appassionati di musica a sfruttare questa chance.
(Bird’s Robe Records, 2021)
1. Kissing Cousins
2. Reindeer Age
3. Sweet#hart
4. Vanguard
5. A Night at the Spleen
6. I’m a Ghost of Twilight
7. Permafrost
8. Deluge
9. Afterbirth
10. Arecibo Message
11. Couldn’t Let You Love Me
12. Had to Put It in the Soil