“Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi” è la frase (tra l’altro assente nel romanzo Ma gli Androidi Sognano Pecore Elettriche? di Philip K.Dick, improvvisata direttamente dal compianto Rutger Hauer, n.d.a.) facente parte secondo me di uno dei monologhi più belli del cinema, è la frase che ci porta alle ultime scene del capolavoro cinematografico che è Blade Runner. Perché scrivo di Blade Runner? Perché probabilmente ora Vangelis non godrebbe del manto di leggenda vivente che aleggia su di lui se non avesse composto la musica di quella pellicola. Si potrebbe quasi dire che quella colonna sonora segnò un punto di non ritorno nel suo stile compositivo, che si porterà dietro anche in altri meravigliosi lavori come The City, Voices e Rosetta. Trattare questo disco per me è come tenere in mano il famigerato diamante maledetto Hope, un qualcosa di unico al mondo, come ogni disco di Vangelis, uno dei compositori più eclettici e sofisticati, dotato di un’immaginazione che va oltre il sogno, va oltre la concezione della composizione stessa. Il cosmo è suo amico e lui ne svela ogni volta una piccola porzione, facendoci assaporare i sapori, sentire i suoni e i rumori.
Nel corso del 2021, il musicista greco ci dona dopo il bellissimo Nocturne del 2019 Juno to Jupiter, un lavoro astratto e ultraterreno, capace di generare emozioni fortissime, in grado di far sentire minuscolo chi lo ascolta. Una rappresentazione assolutamente fedele in scala 1:1 di quelle che sono le dimensioni, le proporzioni di vastità che noi poveri terrestri non comprendiamo né concepiamo. Credo che questo disco non sia incomprensibile, al contrario, è tutto molto chiaro e atmosferico, luminoso. Ma, come in altri dischi di Vangelis (Rosetta su tutti) si dovrebbe essere un minimo all’interno dell’universo musicale e compositivo che lui genera. Perché se non lo si è, potrebbe essere un problema rendersi conto che la maggioranza delle sue opere (Juno To Jupiter compreso) non vanta una struttura, ma è fatto al 100% di atmosfera e viaggio mentale. I pattern infiniti dei suoi synth sono motivo di fantasie cariche di calma e riflessione, di grandiosità e infinito, una pletora di suoni, sensazioni, visioni ed emozioni che evocano l’altezza, un’altezza interminabile e incredibilmente distante e ci si ritrova a immedesimarsi nell’Ingegnere Morgan, protagonista del romanzo Le Fontane del Paradiso di Arthur C. Clarke. Ma sto divagando, dovrei scrivere che Juno to Jupiter è un’avventura spaziale, in cui tutta la bellezza delle stelle, delle nebulose, i pianeti, buchi neri, supernove… tutto questo racchiuso e concentrato in musica, ed è tutto estremamente calmo. Meravigliosamente, stupendamente tranquillo e affascinante e, ogni singola particella dell’universo diventa un’arpa che echeggia, diventa degli archi che riverberano e un pianoforte che scandisce lacrime in un vuoto infinito. Percorrendo anni luce da “Atlas Push” fino a “Hera/Juno Queen of the Gods” per arrivare alla magnificenza imponente e sovrumana di “Zeus Almighty”. Tutto poi si conclude con Juno che parla direttamente con noi, tramite la sublime voce di una immensa e sempre ammaliante Angela Gheorghiu, che se non conoscete, vi consiglio di approfondire, specialmente con la sua interpretazione di Zerlina per il Don Giovanni, roba da far venire i brividi. L’album si conclude spegnendosi nel freddo, buio, silente vuoto cosmico, lasciando desolazione nel cuore di chi sperava di ascoltare questo amorevole viaggio musicale in eterno.
Lo so, non ho detto gran ché, ma è difficile scrivere di un disco di un compositore che è a metà strada fra la musica classica e l’elettronica. Siamo dinanzi ad un capolavoro in grado di strappare più di una lacrima, perché la nobiltà, la classe e la marzialità di Juno to Jupiter sono assolute, ma questo è il minimo per un compositore che ha influenzato persino compositori di enorme caratura come Yanni Chrysomallis e Giorgio Moroder. Un disco perfetto per un neofita di Vangelis, probabilmente l’unico degno di stare nello stereo dell’astronave, quando partiremo tutti alla volta di Giove e anche più in là, come si dice… “Verso l’infinito e Oltre!”
(Decca Records, 2021)
1.Atlas’ Push
2.Inside our Perspective
3.Out in Space
4.Juno’s Quiet Determination
5.Jupiter’s Intuition
6.Juno’s Power
7.Space’s Mistery Road
8.In the Magic of Cosmos
9.Juno’s Tender Call
10.Juno’s Echoes
11.Juno’s Ethereal Breeze
12.Jupiter’s Veil of Clouds
13.Hera/Juno Queen of the Gods
14.Zeus Almighty
15.Jupiter Rex
16.Juno’s Accomplishments
17.Apo 22
18.In Serenitatem
9.0