La band new yorkese torna con un nuovo marcio disco: It’s Time… To Rise From the Grave, un vero e proprio tributo al death metal classico.
La band ci sta abituando bene sotto questo aspetto, chi a suo tempo ha ascoltato Lesions of a Different Kind e Sentient Autolysis lo può confermare, gli Undeath non hanno alcuna voglia di seguire l’evoluzione del death metal, ma rannicchiarsi nell’anfratto del classicismo, cosa che non può che far felici quegli ascoltatori che trovano piacere solo nell’ascolto dei Morbid Angel. Come spesso accade in questi casi, le possibilità sono due: o si fa qualcosa di così citazionistico da apparire un copia e incolla o si prende il genere con serenità e nostalgia e lo si ripropone con molta semplicità. Gli Undeath questo fanno, quello che sentiamo in It’s Time.. non è un polpettone di blastbeat, di cose aliene con le chitarre o robe del genere, no, la delizia qui è rappresentata da riff semplici e viscerali, testi orrorifici e una batteria che metterebbe d’accordo i fan dei vecchi Cannibal Corpse. Forse l’unica cosa che sento di dover recriminare alla band è un eccesso di riff fin troppo semplici, non perché ci sia una necessità di cose più elaborate o simili, ma semplicemente, alla lunga il rischio di ripetizione si fa sempre più vicino, grazie al cielo non succede, ma ci sono andati vicino in più di un’occasioni. Non per questo però pezzi come “Rise from the Grave” e “Funeral Within” non sono da considerarsi del fonti di goduria assoluta.
Si tratta di un disco molto divertente e un ascolto più che obbligato per un fan del genere. Però ecco, non sento di dovermi strappare le vesti per esso.
(Prosthetic Records, 2022)
1.Fiends for Corpses
2.Defiled Again
3.Rise from the Grave
4.Necrobionics
5.Enhacing the Dead
6.Funeral Within
7.Head Splattered in Seven Ways
8.Human Chandelier
9.Bone Wrought
10.Trampled Headstones