Il quartetto tedesco Noise Raid si prepara ad affrontare il salto di qualità definitivo. Il loro post-rock contaminato si spalma con una tecnica notevole e furiosa in tutti i sottogeneri a tinte metal, inserendo quel tassello fondamentale di progressive all’interno delle composizioni. Il risultato è un viaggio infinito, che naviga verso orizzonti perduti e emozionanti. Cosmic Radiation è il primo full length ufficiale autoprodotto dalla band. Nelle sue dodici tracce viene espresso un concetto forte e dinamico, che fa da contorno a un ambiente puro e suggestivo, con un sottofondo armonico ricco di sonorità.
La prima canzone del lotto, “Homunkulus”, fa da apripista a una macchina sofisticata che avvolge con continuità i diversi stili di chitarra e un tiro emblematico, dove i musicisti scivolano in una struttura complessa, fino a lasciarsi andare a un timbro punk rock. Segue il tocco graffiante di “Untrue Bypass”, un brano corposo con un vortice di riff martellanti e aggressivi, che si prendono tutta la scena. La successiva “Coronae On Miranda” invece inizia con un soffice arpeggio, per poi aprire la visuale a una distorsione melodica e a un assolo di batteria carismatico, che si lancia verso un tappeto misterioso scandito dal tempo preciso dei piatti; una buona traccia espressiva e godibile. Procediamo il cammino con un brano lungo e ipnotico: “Falcon In The Gloomy Sky” si accende dopo un lungo inizio in sordina, spento ma con degli spunti profondi. Nella sua seconda parte poi si nota uno stile pesante, che trasforma la canzone in una fangosa e inquietante creatura. Il discorso cambia nelle note di “Enucleator” e “Range”, due brani contrastanti con tematiche hard ‘n’ roll anni Settanta e un insieme di effetti wah wah, come a voler giocare con il fuoco, affrontando sfumature black metal e sperimentali. Su “Black Fog” si crea un’atmosfera dolce e personale con un vorticoso passaggio violento, che accelera fino alla sua fine in modo trionfale. Il basso roccioso e sentimentale di “Ozelot”, invece, culla dolcemente l’ascoltatore con una sinfonia calda e malinconica, in perfetto stile post-rock. Il prezioso ritornello finale sfocia in un percorso quasi infernale. “Snake River” mette in primo piano una batteria in modalità blast, sotto un esplosione tecnica e di grande fattura. Il trittico finale poi vede una delle tracce più lunghe del disco, “Destroying Everything Seems Like The Best Option”, in cui troviamo un po’ tutto il bagaglio culturale della band; un’opera stupenda e completa, una delle migliori di questo lavoro. Prima di chiudere, il riff acido di “Würgegriff” presenta ancora qualcosa di hard rock vecchio stampo, mantenendo una struttura dritta e tagliente. La fine viene affidata al tocco leggero e sussurrato di “Solstice”; qui il gruppo si scatena mettendo in mostra la loro parte più dissonante e ruggente, che mescola stili e stati d’animo differenti.
I Noise Raid disegnano e creano una parabola essenziale, avvolti da un’esperienza stimolante e orecchiabile. In ogni brano si inserisce la giusta cura e l’attenzione adatta a costruire qualcosa di buono, per dare una svolta alla loro carriera.
(Autoproduzione, 2022)
1. Homunkulus
2. Untrue Bypass
3. Coronae On Miranda
4. Falcon In The Gloomy Sky
5. Enucleator
6. Range
7. Black Fog
8. Ozelot
9. Snake River
10. Destroying Everything Seems Like The Best Option
11. Würgegriff
12. Solstice