Con tutte le modalità con cui si può fare dell’alchimia tra generi musicali non capita sovente di poter sentire gente che mescola tech death e atmospheric black metal. Leggendo queste parole non dubito che si possa pensare subito male. Due generi distinti e opposti, ma datemi retta quando scrivo che i Tómarúm lo fanno bene e Ash in Realms of Stone Icons è a dimostrazione di ciò.
Calcolando che questa soluzione stilistica non è molto popolare è chiaro che non si può andare a fare molti esempi, anzi, solo i Wallfahrer mi vengono in mente. E allora come fare? Beh potrei dire che ha uno stile molto personale questo duo di Atlanta, capace di far convergere nello stesso spazio improbabile due mondi diversi, avversi. Le nenie disperate e dispersive di un black metal atmosferico e a tratti sinfonico sono la base per costruire una solida muraglia armata di blast beat rapidi che si alternano tra modalità gravity e regular senza nessuna remora, ma comunque con coeso senso ritmico. Parlando di chitarre invece siamo in presenza di una scrittura che non si vergogna a tirar fuori tecnicismi degni di Inferi o Arkaik, cosa che con tutta l’influenza esterna che si porta dietro non è di sicuro un malus.
Un disco interessante questo nella sua complessa natura, anche se ritengo sia cosa da amanti ferventi del virtuosismo, ma tanto in giro ci sono pure loro, no?
(Prosthetic Records, 2022)
1. Introspection I
2. Condemned to a Life of Grief
3. In This Empty Space
4. Introspection II
5. Where No Warmth is Found
6. As Black Forms From Grey
7. Awake Into Eternal Slumber