Gli svedesi V (come la lettera “v” dell’alfabeto) sono in giro sin dal 1994: i componenti erano in parte diversi, il genere trattato anche, ma il nucleo già c’era. Vicende alterne hanno portato la band a modificare il nome originale Amend in V, appunto, e solo in questo 2023 li troviamo con il moniker di Vorder (“Order of the V”): un nuovo nome per suggellare forse una rinascita, un cambio di stile, una nuova pelle.
Si parla di post-metal: prendendo ora dai Cult of Luna, ora dai Khoma, ora dai Falloch, fino a toccare echi di Tool e Isis, il quartetto prova a dare la sua interpretazione del genere con False Haven, un lavoro onesto, a tratti anche molto piacevole, ma alla lunga forse un po’ anonimo. E dire che si parte anche bene, con un trittico iniziale che già mette in risalto quali sono le caratteristiche del suono dei nostri. Svedesi sia nel modo di approcciarsi alla materia da un punto di vista puramente melodico sia come atmosfere (i cupi scenari post-apocalittici ed urbani dei Katatonia ci sono tornati alla mente a più riprese). “Introspective” è sontuosa e avvolgente, drammatica per come incede lambendo certe cose care ai Fall of Efrafa, Light Bearer o ultimi AEIR, mentre all’opposto abbiamo una “The Few Remaining Lights”, più notturna e dilatata, che beneficiando di un approccio vocale in pulito ci riporta ai già citati Khoma e agli scozzesi Falloch, soprattutto quelli di This Island Our Funeral. Va detto che non tutta la canzone si muove su queste coordinate, sfociando presto in un annichilente post-metal in odore di doom inglese: poco male sia chiaro, il pezzo resta comunque piacevole anche se un po’ snaturato dalle sue premesse. Gli elementi “tooliani” e “isisiani” emergono quando i Vorder tengono in sospeso le atmosfere, quando optano per dei climax ancora più lenti e ipnotici: in “Come Undone” possiamo trovare diversi esempi di questo tipo, che arricchiscono un brano che già di per sé costituiva una valida ed interessante chiusura di lavoro. E nel mezzo? Due canzoni che poco aggiungono a quanto già detto, che si fanno ascoltare molto bene ma che allo stesso modo scorrono via senza lasciare traccia. Non che i momenti precedenti siano stati epocali: di certo i Vorder non verranno ricordati ai posteri per aver introdotto chissà quale novità in ambito post-metal, e quando vanno a mancare certe intuizioni un po’ più di colore l’album ci mette poco a perdere di interesse.
False Haven è un disco a metà strada: onesto, suonato bene, ma senza guizzi particolari, senza quella personalità che gli permetterà di emergere o farsi ricordare. È un ascolto che i fan del post-metal nelle sue vesti più scandinave sicuramente apprezzeranno, ma che probabilmente potrà intrattenerli per due o tre ascolti, salvo poi finire nel calderone del genere.
(Suicide Records, 2023)
1. Introspective
2. Beyond the Horizon of Life
3. The Few Remaining Lights
4. False Haven
5. Judgement Awaits
6. Come Undone