A volte, tutto quello di cui un buon metallaro ha bisogno per tirare avanti in questa valle di lacrime è del sano black metal. Ecco, se anche voi vi sentite così, allora questo disco degli Ernte vi farà felici. Gli Ernte sono un duo svizzero attivo dal 2020, che nel giro di quattro anni ha pubblicato due dischi ed un EP, e adesso se ne sono usciti con una nuova fatica intitolata Weltenzerstörer.
Come dicevo, il genere proposto è un classico black metal raw & grim® che strizza l’occhio alla vecchia scuola anni Novanta: niente di nuovo quindi, ma l’album è molto ben suonato e ben prodotto, e sicuramente piacerà a molti estimatori del genere. A giocare a favore del disco c’è anche il fatto che i suoni non sono quelli tipici del black metal amatoriale registrato in soffitta, con chitarre zanzara, basso inesistente e batteria dall’oltretomba: in Weltenzerstörer tutti gli strumenti, inclusa la voce, sono ben mixati, ben equilibrati ed il prodotto finale di certo ne guadagna. Ottimo anche il lavoro della cantante Askahex, che, pur rimanendo nei canoni classici del black, non risulta mai troppo monotona, e piccole variazioni qua e là della cadenza e dei toni rendono la sua performance molto interessante. Weltenzerstörer inizia lento e cadenzato con “The witch (was born in flames)” e fa subito sperare bene: canzone molto ispirata che in alcune parti ed in certi passaggi mi ricorda addirittura alcuni capolavori del passato (chi ha detto Hvis Lyset Tar Oss?) per l’atmosfera che la canzone riesce ad evocare. Stessa cosa si puo’ dire anche per la seguente “Ruler of chaos, bringer of storm”, dove lo screaming di Askahex passa in primo piano grazie alla sua ferocia, oppure per “Silent and bleak”, forse la mia preferita dell’album, che è molto ispirata e contiene pure un epico assolo. Una cosa che mi ha colpito sono i titoli delle canzoni: in generale sono tutti un po’ banali, presi direttamente da “Il grande libro dei luoghi comuni sul black metal”, ma anche questo però aiuta a dare a Weltenzerstörer il giusto tocco di nostalgia che me l’ha fatto piacere. Il disco prosegue molto bene, e non molla mai un secondo, e tutte le canzoni sono ben bilanciate. L’unica nota negativa, se proprio vogliamo trovarne una, è che la struttura della tracce è un po’ la stessa: inizio con arpeggio, seguito poi da parti lente e cadenzate che inseguono parti più veloce e tirate, senza mai variare più di tanto, e così via fino alla fine. Nonostante questo però, risulta un album veramente piacevole, che farà contento molti nostalgici del genere. Molto bella anche la copertina in vecchio stile che richiama un certo black metal alla Dungeons & Dragons, che farebbe felice il maestro Varg Vikernes.
In conclusione gli Ernte hanno pubblicato un ottimo ed onesto disco black metal, che magari non cambierà le sorti del genere, ma che sicuramente vi rispedirà indietro nel tempo quando questo genere era all’apice.
(Vendetta Records, 2024)
1. The witch (was born in flames)
2. Ruler of chaos, bringer of storm
3. Silent and bleak
4. Trip to a solitary moon
5. Vessels of sacrifice
6. The fire lake: death of souls
7. Profound eyes