Prima di iniziare questa recensione, urge fare una premessa. Dietro al nome di Opium Warlords c’è una sola persona, un eclettico musicista, un diavolo che non sa stare fermo – compositivamente parlando – per più di una settimana. Sami Albert Hynninen, questo è il suo nome, è dentro e dietro innumerevoli progetti, spesso diversi tra di loro, spaziando dal doom al noise, dalla musica industriale al pop, seppur di taglio mooooolto particolare. Con lui, che suona davvero di tutto, ci sono Erkki Virta alla batteria e Laura Länsimäki alle tastiere. Strength! è il sesto album dei Nostri, un concept di ben ventiquattro brani dove trovano spazio al suo interno, al contrario del precedente Nembutal del 2020 (canto di rinascita dopo una dolorosa depressione del Nostro), l’ironia e la spensieratezza, come armi per scassinare un tema ampio come l’odio e l’amore per un’Europa unita, elitaria, che a Hynninen pare proprio non piacere. Nel disco le influenze di Machiavelli e Nietzsche permeano le liriche, mentre la musica è un atomo impazzito che rimbalza tra mille e più stili musicali.
L’album è diviso in quattro movimenti; questa scelta permette una fruizione migliore di tutto il lavoro. Durante i vari ascolti di questi giorni, ho riscontrato che la differenza tra le parti del lavoro si nota sempre meglio. Nonostante un mood che va in crescendo, seguendo il concept lirico delle canzoni, le stesse riescono a ritagliarsi uno spazio autonomo. La prima parte è quella più tranquilla: trovano posto una breve intro ipnotica con vocals robotiche e ripetitive (“Opium Warlords Away Team”), una dolce ballad che non vuole esserlo, con un cantato teatrale che pare voglia prendere le distanze da suddetta dolcezza (“Faschionista”), una nenia acquosa, nei synth e negli effetti marini in sottofondo (“Men Behind The Sun”), una cosa free noise, con voci pulite appena accennate e una porzione di nevrotiche spoken words (“War Against Suicide”) e ben due pezzi dall’incedere militare, marziale, con linee vocali asettiche, percussioni tribali e spaziali e per finire, chiari rimandi ai tedeschi Rammstein (“Feel The Strength” e “The Essence Of Life”). Nella seconda parte possiamo trovare l’ironica “The Mad Titan”, con un cantato semplice ma assai coinvolgente – molto pop – e una folle “Everything Goes”, dove aleggia lo spirito guascone di Mike Patton. “It Never Happened” ci presenta un Marilyn Manson che se la tira di meno, con un sound decadente, gotico, fumoso, dove le chitarre stonate e moleste condiscono il tutto, un tutto che risulta di classe sopraffina. Il pop elettrico tipico degli anni Ottanta (ricordate quei suoni plasticosi con quel basso in primo piano, vibrante, grosso, gentile come un vicino che martella alle 7 delle domenica mattina?) si incarna in “WWII” mentre la doppietta “Legionari” e “Der Heilige Berg” ci sbatte sui campi di battaglia con la loro cadenza quadrata, drum machine e tastierine prese da qualche cesto natalizio della Germania Est. La terza parte, che subdolamente inizia con la mansueta strumentale “The Holy Sweat”, è la più pesante del lotto: “Parasites” è follia fantascientifica, martellanti pulsazioni cibernetiche escono dalle fottute pareti (citazione gloriosa) ed alla fine siamo noi, tutti quanti, i parassiti, mentre “The Hashashin” è un becero brano metal, così cafone che fa il giro completo e diventa sublime; un chiaro e voluto omaggio ai Motörhead e al punk dannato e d’annata. Un mix tra noise, industrial, vocalizzi da film horror, danze tribali (“Alien Harvest”) e un delirio di suoni ancestrali (“Ancient Wisdom”) chiudono i giochi del penultimo blocco. La chiusura è probabilmente il tratto più folle dell’intero percorso, tra robe alla Patton (“Amazing Race”), noise puro e spoken words incazzatissime (“Angels Of Chaos”), electro pop con una ballad che serve a ricucire un po’ gli strappi (“Pain And Love”), un midtempo krautrock, rimasugli anni Ottanta, basso che si prende tutta la scena (“Erotomania”), una sgraziata marcia/parata, un elefante che vomita la sua bile all’interno della famosa e consueta cristalleria (“The Rape Of Europe”) e un ironico, grottesco finale, durante il quale arriva chiaro l’afrore dolciastro di un elegante e strabordante presa per il culo (“March!”).
Un disco enorme, negli intenti, nel messaggio, nei brani tutti: potrebbe piacere a tutti, potrebbero capirlo in pochi. Strength! e coraggio (e dopo questa…).
(Svart Records, 2024)
1. Opium Warlords Away Team
2. Feel The Strength
3. The Essence Of Life
4. Faschionista
5. Men Behind The Sun
6. War Against Suicide
7. The Mad Titan
8. It Never Happened
9. Vox Populi
10. Legionari
11. Everything Goes
12. WWII
13. Der Heilige Berg
14. The Holy Sweat
15. Parasites
16. The Hashashin
17. Alien Harvest
18. Ancient Wisdom
19. The Rape Of Europe
20. Amazing Race
21. Erotomania
22. Angels Of Chaos
23. Pain And Love
24. March!