Ci ho messo un pò per scrivere questa recensione. L’ultimo disco del duo americano Mefitis (composto da Pendath e Vatha, che suonano e cantano un po’ tutto assieme) è stato per me un complicato viaggio attraverso una proposta musicale intricata, fin troppo ricca di elementi, a tratti caotica, con una messa a fuoco decisamente scadente, in alcuni momenti comunque esaltante. Un bipolarismo all’ennesima potenza per quaranta minuti abbondanti che, ripeto, ci mettono un po’ a prendere confidenza con la testa di chi ascolta. E non è detto che sia una confidenza così gradita.
Da sempre i Nostri definiscono la loro musica come dark metal; in effetti dentro troviamo ampie porzioni di black metal – mai troppo ferale e primitivo, sposando più le correnti sinfoniche, barocche, progressive e avantgarde – mischiate con un altrettanto partecipe componente death metal – anche qui strizzando l’occhio al versante più “colto” del genere, dove tecnica e sperimentazione la fanno da padrone – alle quali vengono poi aggiunti del jazz – nelle linee di basso, molto alla Cynic, donando un flusso caldo a tutti i brani – della musica sacra, che diventa subito blasfema, e un pacato uso di synth. Il disco è un concept album diviso in due tronconi, ognuno dei quali composto da quattro tracce. Registrato in due separate sessioni tra il 2021 ed il 2023, i due “capitoli” suonano in maniera differente tra loro, avendo comunque una sorta di identità e filosofia che li accomuna. La band ha scelto una registrazione analogica per poi digitalizzare il tutto, riuscendo così a rimarcare le due anime del proprio sound; una viscerale, l’altra più meditativa. Ma come detto in apertura non tutta la ciccia è stata cucinata alla perfezione. I brani, grazie ad un minutaggio contenuto, soffrono poco di questa confusione che però rimane tangibile. Quando il duo imbrocca i giusti passaggi, la musica scorre fluida, leggera, anche quando i toni si fanno più concitati. Al contrario, ahimè, alcune soluzioni scelte subiscono l’effetto “mappazzone”, perché non si possono gettare sul campo mille e più idee se poi, a monte, i neuroni per governare tutta questa materia sono pochi o, nei casi peggiori, inesistenti.
Resta così l’idea di trovarsi al cospetto di una band che ha certamente un grandissimo potenziale ma che deve al più presto trovare il bandolo della matassa. Il rischio che finiscano nel calderone delle proposte estreme, tutte uguali, scialbe, passabili, potrebbe diventare un mostro inaffrontabile.
(Profound Lore Records, 2024)
1. Vire’s Arc
2. In Halfsight, The Dustplanes
3. The Untwined One
4. Watcher Over His Own
5. …And The Mason Wept
6. Wanthriven
7. Un Gloom’s Gorge
8. The Greyleer