Un bambino si avvicina a qualcosa a lui ignoto, sconosciuto, lontano, con curiosità, delicatezza, a scoprire come questo sia fatto, possa essergli utile o diventare a lui caro. È con questo moto d’animo che mi avvicino a questo nuovo lavoro degli Albireon, progetto dalla carriera che ha superato i cinque lustri e che con Effemeridi registra l’aggiunta della cantante e polistrumentista Marta Bizzarri al consolidato trio formato da Davide Borghi, Carlo Baja Guarenti e Stefano Romagnoli. La formula presentata è quella consueta dei nostri, quindi un elegante e soffuso, quasi dilatato, neo-folk con ampio respiro cantautorale che raggiunge, già è possibile anticiparlo, vette di bellezza ed emozione molto alte.
Già le note di presentazione parlano di un disco “concepito in larga parte durante lunghe camminate sugli Appennini emiliani e nasce da un desiderio profondo di purezza e di introspezione dolorosa e necessaria, che non conduca però allo strazio e all´annullamento, quanto invece ad una nuova luminosa consapevolezza di se e del mondo circostante”. Probabilmente è questo processo che rende le dieci tracce che compongono Effemeridi delle delicate perle da ascoltare e far arrivare fino al cuore. E quindi anche noi, ascoltando, ci mettiamo in cammino su quei sentieri e, spesso, le canzoni hanno l’andamento dei passi che si susseguono, come l’opener “Fosfena” che funge da soglia da attraversare o “Petricore” e la sua timida chitarra distorta a fare da sottofondo e dove l’ingresso della voce femminile e del flauto, con una progressione elegante e delicata, rendono il pezzo forse il più bello di tutto il disco. La terra, nell’accezione del territorio, quindi l’Emilia, ossia la regione che ha saputo produrre alcune delle esperienze più importanti del cantautorato italiano e del folk, compare negli accordi e nelle parole di “Analemma”, a cui dà scansione ritmica un tamburo marziale che richiama i Sol Invictus e i Death in June del magnifico But, What Ends When the Symbols Shatter?. Vengono in mente Guccini, la traiettoria che dai CCCP nella parte conclusiva della loro carriera porta ai PGR passando ovviamente dai CSI (per chi scrive un’esperienza forse irripetibile della musica d’autore e non solo italiana). In generale sono tutti i brani a offrire sinestesie, sembra di sentire l’odore di legna a bruciare e la pioggia che bagna il sottobosco ed è proprio la title-track a confermare questa sensazione, magari ritrovandosi a canticchiarne il ritornello. Verrebbe da menzionare ogni pezzo, anche solamente per come ogni singola tessera va ad incastrarsi alle altre a formare un sistema che possa essere un punto di riferimento come lo erano le effemeridi per i navigatori di tutte le epoche. E noi, in questi tempi oscuri, abbiamo fortemente bisogno di bussole e sestanti.
Il suono degli Albireon esce arricchito in questo disco dal flauto e dalla piccola orchestra di strumenti classici ben amalgamati al classico schema chitarra acustica/tastiere/loop. Vengono inoltre accantonate le divagazioni più sperimentali per consegnarci uno scrigno contenente dieci piccole ma preziosissime gemme. Effemeridi è un’opera che travalica i confini dei singoli generi musicali, prendendo elementi dalle varie influenze e mescolandoli in modo magistrale. Sì, è innegabile, ci sono delle imperfezioni e si registrano delle scelte che, per chi ascolta, potevano magari essere diverse. Eppure queste rendono forse ancora più unico il disco che rimane a tutti gli effetti una delicatissima scatola da scoprire con occhi e mani (orecchie) di bambino.
(Toten Schwan Records, 2024)
1. Fosfena
2. Analemma
3. Petricore
4. Akela
5. Sentinella
6. Effemeridi
7. Eriche
8. Lycaena
9. Arenaria
10. Conchiglie8.0