A voi che apprezzate il death melodico, in particolar modo quel filone che risponde al nome di Gothenburg Sound, chiedo di unirvi a me: c’è gioia nell’ascoltare, finalmente, del nuovo materiale targato Disarmonia Mundi. Sono passati ben dieci anni dall’ultimo lavoro in studio, Cold Inferno, un periodo davvero lunghissimo, tant’è che per la band piemontese si erano già spese parole di commiato. Il problema della creatura di Ettore Rigotti, polistrumentista, cantante e mente dietro al progetto Disarmonia Mundi, è stata la costante tribolazione per avere una line-up stabile. Una band dalle porte girevoli, a tal punto da averne penalizzato l’attività concertistica, paralizzando di fatto l’ascesa che meritavano, soprattutto dopo i primi tre dischi, invero tutti ottimi. Ora la band ritorna in piena forma, c’è ovviamente Rigotti a occuparsi di tutta la baracca, c’è il fidato cantante Claudio Ravinale e alla chiamata alle armi ha risposto, come consueto, “presente!” anche Björn “Speed” Strid (un personaggio fulcro per la scena melodic death europea e non solo) e c’è un album che cancella in un attimo questo lunghissimo inverno. Difatti i Nostri riprendono da dove avevano lasciato, scongelando un songwriting sempre convincente che, nonostante il genere si sia evoluto, spostato, modificato, non risulta retrò.
Rigotti scrive brani in scioltezza, sembra uno di quei ballerini che compiono intricate coreografie a occhi chiusi, alla velocità della luce, senza mai sbagliare un passo, senza mai schiacciare un piede a qualcuno. La macchina è rodata, non ha mai necessitato di manutenzione, i tre – molto semplicemente – hanno tirato fuori un album che è una manna per le orecchie. Ci sono sì tutti i cliché del genere che diventano prelibatezze di un menù di alta qualità. Melodie ficcanti, muri di chitarre perfidamente levigati da tastiere chirurgiche, una sezione ritmica che è un cingolato che non si ferma mai. Ma il vero diamante di The Dormant Stranger è l’uso pazzesco delle voci. Diversi registri, sia growl che clean, che si intrecciano, si mischiano, lussuriosi amanti che diventano genitori di una bestia indomita. Quando ho sentito l’opener “Adrift Among Insignificant Strangers” mi sono commosso: un brano semplicemente perfetto, che trova il suo climax nel ritornello, una pallottola incastonata in mezzo al cranio, ci si ritrova a canticchiarlo per ore e ore. Alcuni criticoni hanno già espresso la loro perplessità per un genere che, a detta loro, ha dato tutto quello che poteva dare, musica stanca, logora, senza guizzi. Ovviamente non sono d’accordo, mi sembra un’analisi superficiale che non tiene conto di un fattore per me imprescindibile: il tempo passa anche per noi che ascoltiamo. Di conseguenza tutto va rapportato, confrontato, soppesato.
Indubbiamente nel corso di venti e passa anni, sono usciti tantissimi dischi di death melodico, persino nelle discografie dei grandi nomi della scena possiamo contare dei passi falsi – per non dire: dischi brutti – ma se una formula collaudata gira ancora bene, se ci sono musicisti che tirano fuori lavori come quest’ultimo Disarmonia Mundi, noi possiamo soltanto che ringraziare – scegliete voi una divinità, io mi limito a ringraziare la Vita – e divertirci come se questi vent’anni non fossero mai passati. Bentornati ragazzi, ci siete mancati!
(Coroner Records, 2025)
1. Adrift Among Insignificant Strangers
2. Oathbreaker
3. Shadows Of A World Painted Red
4. Illusion Of Control
5. Outcast
6. Warhound
7. Crossroads To Eternity
8. 8th Circle
9. The Dormant Stranger
10. Architects Of Negativity
11. Sheer Nothing