A quasi tre anni esatti dal debutto tornano gli Eard, duo italiano dedito ad un poetico e romantico black metal atmosferico caratterizzato dalla presenza dell’arpa. De Rerum Natura nel 2021 ci aveva convinto, e questo nuovo Melancholia prosegue esattamente lo stesso percorso del precursore, sviluppando le stesse idee ma con una maggiore convinzione nei mezzi.
Il disco è una sorta di racconto, è come se i sei pezzi che lo compongono costituissero un’introduzione, un inizio, uno sviluppo, un climax e una conclusione di una storia, o magari le parti componenti una poesia il cui concept ruota attorno le vicende di viaggi tra mari sconosciuti, illuminati ora dal chiarore di una luna splendente in una placida notte o inaspriti da violente burrasche. Protagonista è insomma la Natura materializzata nella terrible beauty tanto cara al romanticismo d’oltremanica, che si esprime perfettamente ad esempio in un brano come “A Hymn to the Earth”: secondo pezzo in scaletta questo riassume perfettamente in dieci minuti la poetica musicale dei Nostri, con l’arpa di Glorya Lyr voce narrante e insieme collante dei vari momenti musicali che compongono la canzone, la quale risulta animata da sussulti continui, vuoti e pieni, luci e ombre, resa ancor più viva dall’interpretazione vocale di Andy Marshall (Saor) e di Sara Tacchetto (Vallorch). Anche in questo caso gli Eard si sono infatti appoggiati a dei guest per le voci, e il platter è completato dal prezzemolino Déhà, già presente anche nel debutto e qui al servizio in “The Seafarer” e nella title-track. Il primo dei due pezzi citati è il cuore tematico di Melancholia, va esattamente a descrivere le tematiche dell’album mantenendo però gli stessi tratti strumentali già esaminati nella canzone precedente. La conclusiva title-track vuole essere invece un po’ un sunto di quanto sentito in tutto il lavoro, andando a ripercorrere le stesse sonorità ed atmosfere dei momenti che l’hanno preceduta toccando eguali livelli di pathos, soprattutto nella seconda parte. Le altre canzoni che completano la scaletta di Melancholia sono momenti strumentali nei quali si dà ampio risalto all’arpa di Glorya, che però forse alla lunga peccano di un’eccessiva somiglianza nei passaggi, anche se “Elegy II” mischia un po’ le carte in tavola con il suo approccio maggiormente orientato verso il black metal atmosferico, mentre gli altri due brani si muovono su coordinate esclusivamente acustiche.
Melancholia è un buon lavoro, che come anticipato in apertura segue gli stessi passi del predecessore e vede gli Eard muoversi con maggiore consapevolezza dei propri mezzi. Pecca forse in tre aspetti (alla fine non incidenti sul giudizio finale): certi passaggi strumentali un po’ simili tra loro, una produzione che alle volte mette troppo in risalto il suono dell’arpa, che emerge un po’ troppo sopra il resto dei volumi complessivi, e un’interpretazione vocale di Déhà in certi spezzoni troppo orientata verso il depressive, che onestamente stona un po’ nel contesto. In generale però abbiamo un buonissimo lavoro che si ispira nemmeno troppo velatamente all’ultimo Saor, con certe progressioni e sviluppi che ricordano alcuni brani della band di Andy Marshall, ma non sono copiature, solo un profumo che rimanda piacevolmente a qualcosa di già conosciuto ma che poi, per fortuna, prende strade personali e originali. Un ottimo ritorno sulle scene quindi: gli Eard non scrivono la storia della musica con Melancholia, ma di sicuro ci offrono una piacevole variante in un genere che si sta pian piano saturando di gruppi spesso tra loro tutti uguali.
(Avantgarde Music, 2024)
1. Idyll
2. A Hymn to the Earth (ft. Andy Marshall & Sara Tacchetto)
3. The Seafarer (ft. Déhà)
4. Elegy I
5. Elegy II
6. Melancholia (ft. Déhà)