Ci eravamo un po’ fermati con questa rubrica. Con questo appuntamento di settembre proviamo a sfoltire una manciatina di arretrati. Abbiamo l’ultimo EP degli spagnoli Viborv, il 5 ways split, gli split tra Alas e Claire Voyancé e quello fra Chadhel e Assiduous Assault (la rece è a cura di Davide Brioschi) e il nuovo lavoro dei francesi À Terre. Torniamo il prima possibile!
Viborv > Botànica
(Vinile – Boslevan Records, XcementerioX, Cosmic Tentacles, Thebravesrecords, Mise-En-Scène Productions, Navalla, Ugly and Proud Records, soundslikesunday Records, Catábasis Records, Seitan hell’s Bike)
Solita cordata di label per la co-produzione di questo gioiellino, Botànica, terzo lavoro degli spagnoli Viborv (o Vibora, giuro non sono riuscito a capire la coesistenza dei due moniker), un EP di 12 minuti uscito in 12” giallo single sided e accompagnato dal videoclip di “Flor de Maìz”. Musicalmente parliamo di un lavoro che si aggrappa alle grammatiche dello screamo, del neo-crust e, perché no?, di un post-hardcore fatto di muscoli, riffoni, stacchi poderosi e qualche bel pestaggio a secco. Massiccio e potente quindi, come pure lancinante, sanguinolento e inarrivabile in certi momenti di estremo pathos. Non so se si può parlare di concept, per quel che riguarda i contenuti, certo è che i Viborv creano delle metafore botaniche (fiori e funghi) per urlare tutta la loro disillusione nei confronti di un futuro inesistente, un presente che non riusciamo a decifrare e ci accolliamo nostro malgrado e un passato composto da odio. Siamo i figli dei fascismi del ‘900, ce li abbiamo cuciti sotto la pelle, fragili ed evanescenti come fiori, non lasceremo nessuna eredità. Se “La Ginestra” di Leopardi portava ancora con sé un germe di tenero e insperato ottimismo, nei fiori dei Viborv c’è solo cupezza e grigiore e la lungimirante lucidità machiavellica di Tancredi Falconeri de Il Gattopardo quando urlano “Cambiarlo todo para que nada cambie”.
8.5
A/V > The Breaks – 5 Ways Split
(Tape – Longrail Records, Missed Out Records, Mevzu Records, Beach Buddies Records, Dischi Decenti, Les Disques Rabat-joie, Khya Records, Huge Major Label)
The Breaks è un’uscita interessantissima, uno split a 5 band uscito in cassetta e con la consueta cordata di etichette DIY di supporto (tra cui le nostre Longrail Records e Dischi Decenti). Ma soprattutto perché mette insieme progetti musicali che altrimenti difficilmente avremmo avuto modo di conoscere. I Ria (da non confondere con i nostri post-rocker Riah) vengono dalla Turchia e presenziano con una sola, appassionatissima traccia. È un post-hardcore / screamo che ricorda la scuola giapponese, un brano continuamente multiforme, titubante e incerto, poi asfittico e furioso. È poi il turno di Piet Onthel, un’attivissima one man band della Malaysia, presente con tre brani. Il primo è poco più di un intro interamente strumentale, un crescendo melanconico. Con il secondo si fa sul serio e ci ritroviamo davanti a due brani enormi di screamo, caotici, melodici, sospesi e rabbiosi stupendi nelle loro tortuosità, nel saper sempre rincarare la dose. Sempre dalla Turchia arrivano poi gli Scene We Have Missed che portano in dote un pezzo di melodic hardcore cupo, urbano, intenso e nervoso, pieno di trame sotterranee e validissimo. Con i Bastos, dalla Romania, il ritmo dello split cambia. Presentano un lunghissimo brano di 9 minuti, una suite in realtà, un discorso lungo e articolato, complesso e meno digeribile di screamo contaminato dai linguaggi di emo e post-rock. Chiude lo split il brano dei tedeschi Children of Boredom che con nostra sorpresa suonano un alternative anni ’90 sghembo e pencolante, brillo e fresco, impregnato di indie, garage e punk.
7.0
À Terre > Notre Ciel Noir
(CD – Autoproduzione)
Quest’EP dei francesi À Terre entra quasi a forza in questa rubrica. E perché è uscito a gennaio e perché fondamentalmente è un disco post. Certo, fra i tag che la band ha utilizzato nella loro pagina Bandcamp troviamo pure lo screamo ma più è un lontano background, un’attitudine al sentire non già la grammatica che viene che usano. Poi ci sono il francese, una voce non eccessivamente profonda e certe chitarre post-black che a volte possono pure darlo il sentore ma sarebbe una riduzione forzatissima. Il loro post-metal è suadente, ammaliante, malevolo e gelido fatto da malinconiche melodie e lugubri, impastate litanie, ma anche di un riffing ossessivo, possente, catartico che apre a improvvise lacerazioni sanguinanti e catarsi che può fondersi sia in una psichedelia alienante come pure lasciare spazio anche a momento gothic rock/doom. Non di rado riescono ad essere realmente emozionanti, profondi, perfetti, anche, senza necessariamente fare il verso a nessuno. L’EP è uscito in CD autoprodotto, limitato a cento copie numerate a mano.
7.5
Alas / Claire Voyancé > Split
(Tape – Larry Records)
Qua fatevi un favore e segnatevi questi due nomi. Gli Alas erano usciti l’anno scorso con un EP omonimo sconvolgente, una delle cose migliori uscite nel 2020. Qua fanno squadra con i connazionali Claire Voyancé, che invece prima d’ora avevano giusto pubblicato un paio di singoli, di cui uno, “Saudades” – il nome è un programma –, è presente pure in questo lavoro. Lo split esce in cassetta per la Larry Records in America mentre per il mercato europeo ne esiste una versione autoprodotta, già sold out e introvabili entrambe le edizioni. Sono tre pezzi a testa. Gli Alas, in quanto a screamo, sono quanto più vicino alla perfezione sia possibile immaginare e qui offrono un buon campionario di quel che sono in grado di fare. Non mi sembra nemmeno il caso di star qua ad argomentare, vi ci vorrà un attimo a capire che sono dei fuoriclasse. I testi purtroppo – ma com’è giusto che sia – sono in finlandese. Lo screamo dei Clair Voyancé è invece più impastato di shoegaze e soluzioni ambient con cui tinteggiano le loro tele di cromie sgranate e gelide e soundscape ventosi e tragici. Potenti, trasognati, timidi e zoppicanti, anche qua la qualità della scrittura è altissima.
8.0
Chadhel / Assiduous Assault > Split
(Vinile – Give Praise Records)
Il primo dicembre dello scorso anno i canadesi Chadhel e i californiani Assiduous Assault escono insieme con uno split dai gusti grindcore variegati, privi di particolari velleità sperimentali ma diretti e crudi, ad unire il gusto crust dei primi con quello più sperimentale e gore dei secondi. Si apre con i québecois, che propongono un grind freddo e sferragliante, impostato in maniera classica ma convincente, impreziosito qua e la dà evidenti influenze punk e hardcore. I breakdown e i brani più cadenzati, infatti, riportano alla mente sonorità da ultimi ‘90/primi duemila, palesando le influenze di cui gli Chadhel fanno tesoro. Diverso è il discorso quando si passa alla seconda metà del lavoro, caratterizzato da uno stile goregrind che si rivela, prima che nei brani, nella brevità estrema delle tracce e nell’ignoranza dei sample inseriti tra esse, tratti da non so quale spettacolo satirico, super razzista e divertentissimo. Lo stile degli Assiduous Assault è estremamente crudo e violento: alle distorsioni difficilmente intellegibili e ai secchi rullanti si sovrappongono laidi grugniti e pig squeals, in un’orgia grind/gore bella grassa e cafona. Un lavoro grindcore genuino e senza troppe pretese, quindi, adatto a chi ami sia lo spirito punkettone da locale che quello sifilitico da cesso pubblico del genere.