Seguendo quella strada che per la prima volta fu battuta da Nails e Full of Hell agli inizi degli anni ’10, i Wolf King appartengono a quel nero esercito di formazioni che ibridano l’hardcore e il black, innervando il suono massiccio del primo con la viscida crudezza del secondo. Gruppi come Infant Island o Gulch (qui la recensione dell’ultimo lavoro), o più semplicemente gli italiani Hungry Like Rakovitz, propongono commistioni dello stesso tipo, riuscendo spesso ad amplificare la violenza e la spietatezza sonora professata da entrambi i generi. Con queste premesse i californiani licenziano il marzo scorso The Path of Wrath, seguito del riuscito Loyal to the Soil (2018) e orientato sulle medesime coordinate stilistiche del lavoro precedente, le stesse inquadrate sopra.
Il lavoro si apre con il metallico riff delle concatenate “River of Light” e “Messenger of Death”, a far capire subito chi detta le regole di quel cammino di violenza che si rivelerà, giustamente, essere The Path of Wrath. La strada seguita dai nostri è la stessa lungo tutto lo sfilare dei brani: si passa da atmosfere cariche di presagi death, sorrette da riff corposi e allungati, a sfuriate hardcore che sempre però mantengono quel tanto di marziale e quadrato da farti capire che a decidere tutto sono loro. Esemplari in questo senso sono “Wandering Soul” o “Beholder”. I salti tra registri si fanno però più evidenti, ed anche più interessanti, essendo eseguiti con estrema consapevolezza, in brani come “The Oath” o “Grief Portrait”, nei quali intro fredde e conturbanti ci attirano in scatarrate black metal come fascinose sirene assassine. Rilevanza va data anche alla titletrack, che con i suoi arrangiamenti sfarzosi e solenni rappresenta tutto quel senso di solennità un po’ nord-europea, un po’ newyorkese, che l’intero album tenta di evocare, non sempre purtroppo riuscendoci.
Pretendere di poter mantenere affilata per più di cinquanta minuti (questa la durata del lavoro) la lama dell’hardcore professato dai californiani è forse un po’ troppo. Si arriva ad uno sbrodolamento che rischia, paradossalmente, di far sbiadire la cattiveria musicale che la band riesce ad accumulare con tanta efficacia nella prima metà dei brani. Detto questo, il lotto sicuramente non pecca di disomogeneità, pur raccogliendo al proprio interno in modo sempre nitido le proprie numerose influenze. Qui sta il punto di maggior forza di The Path of Wrath, simbolo dell’estrema consapevolezza e dedizione di una giovane band da tenere d’occhio.
(Prostethic Records, 2021)
1. Rivers of Light
2. Messenger of Death
3. Wandering Soul
4. Triumph of the Slain
5. Sanctuary
6. The Oath
7. The Path of Wrath
8. Incantation
9. Grief of Guilt
10. Beholder
11. Holy Serpent
12. Eternal Hunger