(Send The Wood Music, 2013)
1. Suicide Shop
2. Violent Overthrow
3. Drowner
4. Sale Paradise
5. Blue Lethe
6. Dog To Man Transposition
Suoni invitanti e musica accattivante arrivano dalla Francia per mano degli In The Guise Of Men e del loro EP intitolato Ink. Si tratta di sei tracce di indiscutibile prog-metal molto tecnico ma allo stesso tempo molto piacevole all’ascolto. Una delle prime cose che catturano l’attenzione è sicuramente la voce, uno dei punti di forza di questo disco, che si dimostra estremamente poliedrica nel relazionarsi col brano ed il groove del momento: una voce difficile da comparare ad altri vocalist, potrei vagamente associarla allo stile Mike Patton ma non vorrei trarvi in inganno. Comunque sia, una voce camaleontica, unica ed inimitabile per tutti i trentacinque minuti dell’EP.
“Suicide Shop” è la traccia d’apertura, che immediatamente ci investite con un muro di decibel, tempi dispari e un delicato equilibrio tra mathcore e prog-metal, perfezionato da voci melodiche ed effettate nei ritornelli, mentre i riff della ritmica sono ultra tecnici e potenti e ben si sposano con il resto dei brani. Si continua con “Violent Overthrow”, una canzone dalle carature classiche del prog ma reso più attuale dalla ricchezzadi sonorità al passo coi tempi e motivi di chitarra assai contemporanei; inutile ribadire che anche qui si viene travolti da suoni impressionanti che sottolineano una buona produzione ed una buona qualità di registrazione dell’album. “Drowner” a mio avviso risulta il miglior brano di questo disco; si distingue dagli altri pezzi non solo per la scelta delle sonorità ma anche per la varietà delle voci che danzano tra urla pesanti e canti melodici con una naturalezza incontaminata, ed il ritornello è la ciliegina sulla torta che evidenzia il buongusto per la composizione nonostante il pezzo superi i cinque minuti di durata.
Il disco si conclude con “Sale Paradise”, “Blue Lethe” e “Dog To Man Transposition”, e sebbene siano canzoni molto belle, non riescono a sorprendere più di tanto, complice anche un’eccessiva somiglianza tra loro. Benché il prog offra una vasta gamma di tempi, contro tempi, controbattute e scale impossibili, come spesso accade qui ci si ritrova ad annoiarsi per un’evidente omogeneità dell’album. Non si fatica a capire che dietro questo Ink ci sia stata molta professionalità, ma la ricetta della band diventa ripetitiva dopo un tempo d’ascolto oggettivamente troppo breve. Questo EP è in ogni caso un buon punto di partenza per la ruggente band “made in France” ed in sostanza se vi interessa un’ondata di fresco progressive metal-core arricchito da una buona qualità di suoni, melodie e virtuosismi, questo disco soddisferà sicuramente le vostre aspettative.
6.0