La Pelagic Records amplia ulteriormente i suoi orizzonti in fatto di generi musicali distribuendo il nuovo disco dei losangelini Silver Snakes. Rispetto al posthardcore di matrice 90’s dei lavori precedenti i Nostri mischiano le carte in tavola andando a lambire territori prossimi al post metal e sporcando il suono con l’elettronica.
Lo dico subito, ci troviamo di fronte ad un discone. Fin dall’attacco iniziale di “Electricity” si avverte un tiro inedito per il combo: la voce suandente di Alex Estrada si mescola con le urticanti grida di Tomas Liljedahl (The Old Wind, Breach) nel potente refrain. In brani come “Glass” e “La Dominadora” il suono si fa sintetico e il gruppo propone il suo lato più intimista che prende a piene mani gli umori disillusi di grandi come Nine inch Nails e Stabbing Westward. Il vero capolavoro del disco lo troviamo in “Devotion”, brano che raccoglie quanto di meglio proposto dal combo elevandolo ulteriormente: la voce del frontman è il vero fulcro della band, la sua è una potenza espressiva che fino a oggi trovavamo in mostri del calibro di Chino Moreno e Maynard James Keenan. Sentire per credere: brutalità e fragilità giocano in un equilibrio perfetto. Una malinconia algida che, forte di pattern ritmici perfetti e ben dosati, riesce ad emozionare. Il livello rimane sempre molto alto e la proposta riesce a variare, con un incedere lento e solenne in “Dresden” che ha un retrogusto doom grazie alla collaborazione di Sera Timms degli Ides of Gemini.
Un ulteriore elogio a Mr. Kurt Ballou per il lavoro di mixing davvero superbo e a Magnus Lindberg per il master. Suoni potenti e così definiti è raro sentirli. Molti dicono che il terzo disco è la vera prova del nove per una band; nel caso dei Silver Snakes la prova è superata con lode. Senza dubbio tra i dischi dell’anno.
( Pelagic Records, 2016)
1. Electricity
2. Glass
3. Raindance
4. Devotion
5. Fire Cloud
6. Red Wolf
7. Charmer
8. La Dominadora
9. Dresden
10. The Loss