Districarsi dal groviglio di cloni dei Neur-Isis non è facile e la sfida dell’andar oltre gli stilemi imposti dai capisaldi del genere è una delle più impegnative per i musicisti metal degli anni 2010. Gli inglesi Latitudes scelgono di affrontare questo obiettivo indirizzandosi verso derive più progressive e avantgarde, avvicinandosi a tratti a quanto fatto intravedere da Cult of Luna e Pelican. Old Sunlight è anche pervaso da atmosfere e ritmiche più tipicamente post metal, nelle quali si ricorrono echi deiMinsk, a partire dalla prima traccia “Ordalian”, sicuramente una delle più riuscite del lotto. Piena di digressioni ritmiche e sentori ai limiti del black, questa traccia introduttiva mostra tutte le potenzialità dei londinesi, i quali si muovono con scioltezza tra ariosi feedback quasi shoegaze e crescendo dissonanti.
La vera novità per i Latitudes è però rappresentata dalla entrata in pianta stabile in veste di tastierista e cantante di Adam Symonds, già presente in brani dei lavori passati in veste di ospite. La sua voce malinconica e sognante in contrapposizione al caos cacofonico generato dalle chitarre è un elemento peculiare. “Body Within a Body”, “In Rushes Bound” e “Quandary” rappresentano degli esperimenti ben riusciti, e ci sentiamo di dire che se ci fossero stati più momenti di questo tipo, staremmo arguendo di uno dei dischi più riusciti dell’anno. L’attitudine prog viene rarefatta da melodie azzeccate e ben riverberate, sulle quali la voce di Adam Symonds svetta delicata su un tappeto di devastazione sonica. D’altro canto, in Old Sunlight sono presenti anche dei momenti meno ispirati come “Gyre” e “Altarpieces”, che nulla aggiungono a quanto presentato già in “Ordalian” e da molti altri dischi. Difatti, le già citate digressioni tendono a disperdere troppo l’attenzione, facendo naufragare il brano a volte nell’aurea mediocritas e dando l’impressione di aver già sentito tali riff e progressioni melodico/ritmiche in precedenza.
Old Sunlight sembra quindi essere più un disco di transizione che un punto d’arrivo, e i Latitudes sembrano avere tutte le carte in regola per provare a fare una successiva evoluzione: in fondo i molti momenti positivi intravisti riescono a prevalere sulla mancanza di identità o sul riciclo di talune soluzioni, mantenendo un discreto livello complessivo del lotto che ben saprà stuzzicare i nostri lettori più affezionati al mondo post.
(Debemur Morti, 2016)
01. Ordalian
02. Body Within A Body
03. Amnio
04. Gyre
05. In Rushes Bound
06. Altarpieces
07. Quandary