Gli Haunted, band nata nel 2015, arriva nell’agosto del 2016 all’esordio discografico con questo album omonimo. Il quintetto catanese sviluppa il proprio sound basandosi sul doom sabbathiano, arricchendo la proposta con qualche lieve aromatizzazione stoner/dark e con una voce femminile.
L’opener “Nightbreed” mostra fin da subito di che pasta è fatta la band con un riffing chitarristico lento e potente: la band di Iommi è un’influenza assolutamente in primo piano. L’incedere è pesante, massiccio, sollazzato però dalle riuscite melodie vocali della sciamana Cristina, intrecciate all’eccellente lavoro solistico della chitarra. Il ritornello si lascia ricordare piacevolmente. I due brani che seguono, “Watchtower” e “Silvercomb”, rallentano ulteriormente le danze, sfibrando con fredde note ed atmosfere sempre più cupe, ma non riescono a farsi ricordare come dovrebbero, se non per i sempre raffinati e riusciti guitar solo. Seppur strumentalmente il gruppo dimostri di avere i muscoli, in questa doppietta manca clamorosamente il bersaglio sfornando due canzoni troppo deboli, che mancano di quegli appigli che lascino di stucco durante l’ascolto.
La quarta traccia “Slowthorn” risolleva la discesa nell’abisso, con un lavoro di composizione già più interessante e sexy. Il cantato qui si fa ancora più evocativo, con delle maggiori concessioni alla melodia da parte delle due asce ed il tutto suona scorrevole, senza intoppi: uno degli apici del disco. La conclusiva titletrack di ben dodici minuti, è una sorta di mosaico nel quale confluiscono tutti i pregi e difetti del gruppo. La decisa sezione ritmica scandisce i duri e sulfurei giri chitarristici, ripetuti forse troppo, con poche e degne variazioni sul tema, se non per le sempre gradevoli linee melodiche della sei corde. La voce alterna momenti di lucidità ad altri più stantii, non riuscendo ad emergere mai completamente se non in piccoli frangenti. Il potenziale della traccia viene espresso nel giro di qualche minuto, ma con una durata così eccessiva l’effetto svanisce.
Ciò che manca al gruppo è soprattutto la capacità di sintesi, ma gli Haunted devono anche imparare a valorizzare meglio i propri punti di forza, che sicuramente ci sono. Il loro resta comunque un discreto esordio, ma bisogna ammettere che è molto difficile premere nuovamente il tasto play.
(Twin Earth, 2016)
1. Nightbreed
2. Watchtower
3. Silvercomb
4. Slowthorn
5. Haunted