Il super-gruppo britannico Crippled Black Phoenix, nato nel 2004, arriva ad una nuova e mastodontica opera. L’affresco sonoro in questione risponde al nome di Bronze, un titolo semplice ma che certamente non rispecchia il contenuto dell’album, così ricco di sfaccettature e colmo di progressive rock (anche nella sua versione più oscura, con qualche richiamo ai Tool), hard-rock, post-rock, psichedelia e, come si suol dire, molto altro ancora.
Descrivere un album di questo tipo (oltre un’ora di musica carica di spunti) è impresa ardua. Si passa con disinvoltura da atmosfere fantascientifiche (la Vangelis-oriented “Dead Imperial Bastard”) pregne di sinfonie cupe e spaziali, a tracce in cui si fondono soul, jazz e hard-rock (“Scared And Alone”, che si dipana tra l’etereo ed un certo sound più potente). Ma tutto ciò è solo la punta dell’iceberg, in quanto alla band piace sperimentare ed inserire nei propri album qualsiasi cosa gli passi per la testa. Il risultato è valorizzato sia dalla più che buona produzione, sia dalla strabordante tecnica della band, che comunque non appesantisce mai le canzoni con sterili tecnicismi, rendendole invece piacevoli ed appassionanti (si ascolti ad esempio la suite “Champions of Disturbance (pt 1&2)”). Nota di merito per il particolare cantato, tenebroso e spesso malinconico, quasi sfuggente, tranne in rari casi (“Turn to Stone”) nei quali le vocals diventano epiche su basi rockeggianti davvero spettacolari.
Bronze è uno di quei dischi che fanno fare pace con la musica, anzi, che la fanno apprezzare ancora di più per il suo essere libera e senza limiti; è un’opera da avere assolutamente e che lascerà di sicuro soddisfatto ed elettrizzato un pubblico particolarmente eterogeneo.
(Season Of Mist, 2016)
1. Dead Imperial Bastard
2. Deviant Burials
3. No Fun
4. Rotten Memories
5. Champions of Disturbance (pt 1&2)
6. Goodbye Then
7. Turn to Stone
8. Scared and Alone
9. Winning a Losing Battle
10. We Are the Darkeners