Gli Altarage sono un oscuro quartetto spagnolo che, dopo una demo, arriva direttamente al debutto discografico con NIHL.
Partendo da una produzione davvero gelida e sporca (che ricorda quella in cui comparivano i primi vagiti discografici del black metal nord europeo) la band iberica imbastisce un muro di suono impenetrabile, nel quale viene dato risalto ad ansia ed oppressione, ma non solo. È una continua cascata di riff death/black metal costruiti su una base ritmica che martella l’ascoltatore senza pietà (variando comunque la proposta in parecchie occasioni). Il mood è totalmente soffocante e macabro e la musicalità è predisposta ad assalire il cervello (in certi punti si sentono delle influenze derivanti dal post-metal), grazie anche a vocals disperate e lontane, quasi fossero un eco. Da notare che i brani sembrano quasi incollati l’uno con l’altro, come se l’intero lavoro fosse una sorta di concept senza esserlo davvero. C’è da dire che, se da un lato ci sono diversi spunti di interesse (che vanno comunque assaporati ed assimilati dopo diversi ascolti), dall’altro tutto questo marasma sonoro equivale ad un monolite davvero pesante da digerire. I brani tendono ad assomigliarsi fin troppo ed il risultato è il trovarsi davanti ad un’unica traccia ripetuta ossessivamente in maniera violenta e malvagia pur, come detto in precedenza, inserendo delle piccole varianti (poco percettibili purtroppo, se non da un orecchio esperto) disperse però tra urla e tempeste sonore.
NIHL è un album cupo e nerissimo, nel quale non esistono melodie o speranza, ma solo l’annientamento. Il lavoro qualitativamente si difende bene e sicuramente appassionerà i seguaci del metal più sanguinario, a patto che gli si dedichi parecchio tempo.
(Sentient Ruin, 2016)
1. Drevicet
2. Womborous
3. Graehence
4. Babtism Nihl
5. Vortex Pyramid
6.Batherex
7. Altars
8. Cultus