Il futuro della musica appare speranzoso finché ci saranno band come il quartetto tedesco Mother Engine. La band, orfana del cantante poco dopo la propria nascita, decise di intraprendere la via della sperimentazione in maniera totalmente strumentale, arrivando nel 2017 al terzo disco, il qui presente Hangar. Risulta difficilissimo inquadrare la compagine teutonica in un determinato filone musicale, cercheremo però di farlo nel corso della recensione.
Quattro tracce per quattro lunghissimi – circa 20 minuti a brano – viaggi sonori nei meandri del tempo e dello spazio che inglobano parecchi elementi. “Prototyp” è inquietante e visionaria con incursioni nel post-rock e nel prog rock (tendente molto alla melodia) che ricorda il sound di band come gli Opeth del “dopo metal” ed in parte degli Anathema. Durante l’ascolto compaiono anche riff di chitarra stoner fumosi, trip psichedelici e pure inserti jazz. Già dopo questo arcobaleno di sonorità l’ascoltatore risulterebbe appagato ma ci si trova solo all’inizio e “Biosp(i)rit” cambia in parte le carte in tavola mantenendo la radice psych ed incrociandola con pennellate tribali ed un approccio più quadrato e meno dispersivo. Lo spettro dei Kyuss aleggia beffardo insieme a quello di Hendrix grazie a bordate stordenti ed una pioggia di wah wah con un finale epico e distorto. La seguente “Tokamark” abbandona in parte le sezioni più massicce per abbandonarsi ad un miscuglio di post-rock e psichedelia con deliziosi spiragli jazz conditi da sezioni di fiati. La finale “Weihe/Leerlauf” riprende tutti gli elementi musicali espressi fino ad ora e li filtra con atmosfere orientaleggianti che donano un mood più mistico con l’aggiunta di un ottimo assolo di chitarra. L’insieme è elaborato ma ha il pregio di non annoiare e di non risultare mai pesante da digerire: la band usa la propria tecnica per esprimere visioni e sensazioni in maniera credibile e decisa.
Hangar è un ottimo lavoro che sorprende per la moltitudine di varianti ben congegnate ed intrecciate al meglio. Etichettabili come prog senza esserlo davvero. Consigliatissimi!
(Heavy Psych Sounds Records, 2017)
1. Prototyp
2. Biosp(i)rit
3. Tokamark
4. Weihe/Leerlauf
8.0