Uscito lo scorso anno in formato digitale via Bandcamp e passato fin troppo in sordina, il secondo full length dei Suffocate For Fuck Sake è stato pubblicato nelle versioni cd e vinile quest’anno grazie alla Moment of Collapse. E di questo dovremmo essere grati in eterno. Il combo svedese, attivo da ben tredici anni, è schivo ed estremamente restio al farsi notare. Con nessun live all’attivo, ha prodotto pochi lavori ma di una qualità ben al di sopra della media. Il loro suono riesce a coniugare la ferocia dei connazionali Refused a sonorità affini al post-rock di band come GY!BE e Sigur Rós. Se quello appena scritto vi può sembrare un’impresa impossibile non dovrete fare altro che mettervi comodi ed assaporare In My Blood.
Il disco è un concept album basato sul documentario Förädlade Svenskar di Bosse Lindquist. Nella Svezia degli anni ’70, per migliorare il tenore di vita della popolazione, alcuni scienziati volevano esercitare pratiche di eugenetica, sterilizzando le ragazze del ceto più povero che avrebbero potuto non permettersi di mantenere eventuali figli. Evidentemente questo lato così oscuro della “perfetta” Svezia è sconosciuto a molti e il combo ha deciso di renderlo pubblico. Il disco parte con “Stina”, parla di come questa ragazza con un QI più basso della media potesse potenzialmente essere una persona a “rischio” che i servizi sociali dovessero in un qualche modo persuaderla a subire la sterilizzazione. Le tessiture che si creano sono incredibili: le voci (rigorosamente in svedese) tratte dal documentario si stratificano con sample e chitarre di cristallina limpidezza. Poi arrivano le laceranti grida del vocalist che si spezzano sotto un tappeto di violoncelli e viole. Una vera deflagrazione sonora fatta di feedback che portano alla catarsi. Più marcatamente hardcore “I Am Your God” sfocia in note di pianoforte che pesano come macigni. Tutto il disco è un viaggio nella mente umana: se da una parte abbiamo i dottori, gli uomini di scienza che cercano di giustificare le loro scelte, dall’altra le vittime che si ritrovano a dover subire decisioni prese da altri. Rispetto al passato il suono si è fatto ancora più ricercato e i momenti atmosferici sono colmi di dettagli: campioni di porte che si aprono, bambini che piangono, piccole finezze che emergono ascolto dopo ascolto. La parte centrale del lavoro è per lo più strumentale e di forte deriva post-rock: “33 Years Ago” è un capolavoro di solidità ritmica e groove. L’intero ascolto è permeato di umori cupi e il senso di oscurità e oppressione si lenisce solo nei sussurri di “The Light” e nella finale “Are You Happy With Your Life?” che pare un tentativo di salvazione per tutti gli orrori commessi.
In My Blood riesce ad essere allo stesso tempo un disco concettuale e feroce, primordiale e ricercato. Il mio consiglio per godere appieno di questo capolavoro è di prendere sotto mano i testi (che sia vinile, cd o tramite Bandcamp poco importa) e ascoltare la storia che ci vogliono raccontare. Disco dell’anno.
(Moment of Collapse Records, 2017)
01. Stina
02. I Am Your God
03. Sentence
04. Through The Gate
05. 33 Years Ago
06. Regrets
07. The Light
08. Carnage
09. Are You Happy With Your Life?