Con Arson, uscito come ogni altro loro lavoro per Art of Propaganda, gli austriaci Harakiri for the Sky raggiungono il traguardo del quarto album in studio. Tra i migliori interpreti di post-black europeo, capaci di ritagliarsi spazio internazionale e di costruirsi un’identità solida, e forti dell’aggiunta in line up del batterista Kerim “Krimh” Lechner (Septicflesh) danno vita a quello che probabilmente ha tutte le carte in regola per presentarsi come il più maturo, di sicuro il più ambizioso, dei loro album, il che non significa necessariamente il migliore.
La loro formula la conosciamo già: testi carichi di lirismo interpretati da un soggetto fragile, la voce posizionata dietro le quinte a urlare da lontano, picchi emotivi delicati e malinconici, pre-romantici, subito seguiti da blast beat, le keys impegnate a creare nebulose emotive. Limitato invece l’accesso al repertorio shoegaze sostituito massicciamente da costruzioni più post-rock, il che si traduce in atmosfere belle, melliflue, ma non così gelide e sfocate come in passato, e il cambiamento si riflette sul tenore dell’intero Arson, i cui brani sono tendenzialmente più “puliti” e ammantati di una pretesa di maggiore ariosità e altisonanza. Perfetti, quasi troppo, quasi che l’estro abbia ceduto il passo al mestiere. E poi c’è la tempistica dei brani e la durata complessiva proibitiva e pretenziosa con delle composizioni, spesso prive di una propria specificità, che si allungano spropositatamente, ridondanti, e diluiscono l’inafferrabilità delle emozioni, laddove crediamo che siano tanto più preziose quanto più riescono a mantenere uno statuto effimero. Segnaliamo tra i momenti migliori “Voidgazer”, il singolo “Heroin Waltz” e “Stillborn” sicuramente la traccia più particolare di tutte con un momento di chitarra spiazzante e con dei toni di folk metal da rintracciare sia in un certa ballabilità che nella tensione epica. La bonus track, “Manifesto” è una cover – lo avevano già fatto in Aokigahara con i Tears for Fears – dei Graveyard Lovers e presenta anche una voce ospite femminile.
Arson centra il bersaglio solo a metà. Da un lato occorre riconoscere la sicurezza con cui gli Harakiri for the Sky maneggiano la loro materia musicale, dall’altro il rischio è quello di aver dato vita a un verboso testo d’appendice.
(Art of Propaganda, 2018)
1. Fire, Walk with Me
2. The Graves We’ve Dug
3. You Are the Scars
4. Heroin Waltz
5. Tomb Omnia
6. Stillborn
7. Voidgazer
8. Manifesto (Bonus Track)