Dopo un paio di EP ed un primo album, arriva per gli olandesi No Man’s Valley l’ora del secondo disco che si intitola (in maniera abbastanza profetica) Outside The Dream. Il quintetto europeo è nato dalla passione per le jam session e ciò nel nuovo album si sente moltissimo dato che lo stile, oltre che pescare dal blues, si ispira decisamente alla psichedelia. In questo caso però si riscontrano anche delle piccole deviazioni qua e là che scuotono le tracce per renderle più dinamiche.
La psichedelia, come annunciato, comanda ed è sempre presente. Se però in brani come “7 Blows”, “From Nowhere” il sound si fa dilatato (a volte incline allo space rock) e molto legato al classico, allo stesso tempo si fanno largo nel marasma allucinato certo heavy rock (la stramba “Eyeball” con il suo crescendo straniante e quel finale pazzoide circense), l’acid rock nella quadrata “Hawk Rock” o anche il garage rock nella sessantiana “Lies”. Il disco è davvero vario, ben suonato e dalla discreta personalità. Probabilmente il problema più pressante è che non ci siano la sorpresa o la scossa vera e propria nonostante comunque la qualità non manchi di certo, e lo dimostrano i cambiamenti continui di umore come la dolce ed eterea “Into the Blue”, la cupa “Murder Ballad” o la bluesy “Outside the Dream” con l’organo che rende più calda l’atmosfera, presente in moltissime tracce. Il blues è poi presente molto nella voce, o meglio, nelle linee vocali che si incastrano al meglio nelle stratificazioni sonore che non annoiano mai e si lasciano sempre ascoltare piacevolmente senza mai essere invadenti o troppo pesanti.
Un disco bello, vario e che piacerà a tutti gli appassionati della buona musica. Non si aspetti particolare originalità (che si spera venga fuori di più nel prossimo) però davanti ad un album del genere si può tranquillamente chiudere entrambi gli occhi.
(Tonzonen Records, 2019)
1. Outside The Dream
2. Eyeball
3. Hawk Rock
4. From Nowhere
5. Into The Blue
6. 7 Blows
7. Lies
8. Murder Ballad