Tra i tanti nomi presenti nel bill del Venezia Hardcore di quest’anno sicuramente spicca quello dei To Kill, storica hardcore band romana ferma da anni. Nel frattempo, per festeggiare la temporanea reunion hanno pure pubblicato un EP, Unbowed, uscito via Epidemic Records. Di questo ed altro ancora ne abbiamo parlato con Josh, buona lettura!
Ciao ragazzi, benvenuti su Grind on the Road e bentornati! La notizia di un vostro show a Venezia ci ha colti tutti di sorpresa. Vi va di raccontarci com’è andata? E come state vivendo questi giorni che precedono il festival?
A dire la verità la notizia ha sorpreso un po’ anche noi. Dopo la scorsa edizione del Venezia Hardcore, Samall fece un post su Facebook chiedendo quali sarebbero stati i gruppi che la gente avrebbe visto volentieri alla seguente edizione del festival. Alcune persone scrissero To Kill. Nonostante Samall rispose che era praticamente impossibile, noi cinque ci siamo ritrovati a pensare “perché no?”. I To Kill si sono sciolti perché la vita va così, ma per noi quel gruppo è sempre rimasto una colonna portante delle nostre vite. Ora che il festival sta arrivando non ci sembra vero. Un misto di emozione da primo concerto e una grande calma, come se questi ultimi 9 anni non fossero mai esistiti, come se avessimo sempre continuato a suonare assieme.
Immagino che nella scaletta ci saranno sicuramente i pezzi dell’ultimo EP Unbowed ma per il resto su che pezzi vi state concentrando?
Siamo sempre stati molto fieri delle nostre canzoni, ogni volta che pubblicavamo un disco nuovo facevamo fatica a togliere vecchi pezzi dalla scaletta per far spazio ai nuovi. Nella scaletta troverete i pezzi che pensiamo possano piacere di più alle persone che venivano ai nostri concerti perché per noi l’importante è sempre stato condividere l’esperienza “Concerto dei To Kill” con il maggior numero di persone possibile. Questo più che mai deve essere un concerto in cui tutte le persone del Venezia Hardcore si devono sentire parte. Per rispondere più concretamente alla tua domanda ci saranno canzoni prese da tutti i dischi.
Come è stato ritornare tutti sotto lo stesso tetto, imbracciare gli strumenti, accorgersi di avere ancora qualcosa da dire e scrivere un paio di pezzi nuovi?
Scrivere i pezzi nuovi è stato un processo assolutamente naturale, quasi come se quei pezzi fossero stati lì ad aspettare che noi ci rimettessimo insieme per scriverli. Lo stile è un po’ meno arzigogolato di Antarctica, ma senza ombra di dubbio si può vedere la matrice To Kill. È stato davvero un bel momento e credo che ci abbia anche fatto sentire ancora più a nostro agio.
L’EP è fuori in digitale e in un 7″ limitato che non verrà mai più stampato. Così come è da escludere ogni forma di reunion tra di voi al di là di questa data. Confermate?
Spesso ci ritroviamo a parlare in maniera nostalgica dei bei tempi che furono, ma il Venezia Hardcore è l’unico progetto live che abbiamo. Era un’occasione, l’abbiamo colta per la pura voglia di risuonare live insieme e Unbowed è nato per questa occasione. È per questo motivo che non verrà ristampato, quindi se si vuole avere una copia fisica questo è il momento di prenderlo. Poi tanto le canzoni rimarranno perennemente disponibili on line fino a che non arriverà la fine del mondo.
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To Kill – Unbowed
Nell’EP avete scelto di riproporre sotto una nuova veste un brano del vostro primo lavoro, “Commit Suicide”, che ha un testo dalle parole forti. Perché avete scelto proprio questo brano?
“Commit Suicide” è un pezzo addirittura del nostro demo, forse il primo pezzo mai scritto dai To Kill. Ecco perché abbiamo deciso di registrarlo di nuovo. È un pezzo che ci è sempre piaciuto suonare live, tanto quanto alla gente è sempre piaciuto cantarlo. Ritrovarsi a registrare un pezzo così vecchio ci ha fatto anche riflettere su quello che scrivevamo all’epoca e su come, in fondo, siamo rimasti coerenti con quello che pensavamo. Poi ovvio, si cresce e si fanno esperienze anche fuori dalla scena hc ma di base quello che scrivevamo dodici anni fa rispecchia assolutamente le nostre idee attuali. La situazione politica, tra l’altro, è decisamente peggiorata, la Terra sta morendo, il nostro paese è sicuramente più razzista di prima e quindi penso che canteremo le canzoni con ancora più rabbia.
Come lo avete vissuto invece, a suo tempo, il momento successivo alla decisione di fermarvi? Quanto vi è mancata la dimensione da band?
Al tempo fu una scelta difficile. È stato come perdere una cosa cara, si è creato un grande vuoto dentro di noi spesso incomunicabile con l’esterno perché solo chi ha vissuto un’esperienza così avvolgente e profonda, com’è stata quella dei To Kill per noi, può capire cosa si prova a chiudere un capitolo del genere. I To Kill pero’ erano diventati ormai una cosa troppo grossa che non riuscivamo a far coesistere con gli altri aspetti delle nostre vite e non aveva senso rallentare facendo appassire il gruppo piano piano. Sin dal primo giorno per noi è sempre stato “sonamo sonamo sonamo!!!”. Cambiare questa attitudine a quel punto sarebbe andato contro l’ethos del gruppo. Ripensandoci a mente fredda penso sia stato giusto sciogliersi in quel momento, quando cioè la gente stava ancora in fissa e i concerti erano più intensi che mai.
Immagino che, se non vi foste mai sciolti, oggi suonereste proprio come in Unbowed. Oppure avreste intrapreso percorsi leggermente diversi o esplorato soluzione per voi inedite?
Credo che la cosa che ci è sempre piaciuta dei To Kill è che nel tempo siamo sempre riusciti a mantenere le cose interessanti. I dischi fra loro avevano delle ovvie differenze, ma se si ascolta un pezzo più hardcore da Watching You Fall o un pezzo più epico da Antarctica si può capire subito che si tratta di un pezzo dei To Kill. Non ci siamo mai forzati a fare nulla, è sempre venuto tutto fuori in maniera molto naturale. Unbowed è nato proprio tramite lo stesso processo creativo che ci ha portato a scrivere tutti gli altri dischi.
E se doveste iniziare da zero che musica fareste adesso? Avete cambiato gusti col passare degli anni? Seguite qualche band in particolare?
Mah fra la vecchiaia e il fatto che sono passati 9 anni da quando è uscito Antarctica, è un dato di fatto che ora ascoltiamo cose diverse. Anche molte cose non legate all’hardcore, ma Unbowed è la prova che se iniziassimo a suonare da zero oggi la musica che faremmo sarebbe esattamente la stessa.
Se ci pensate dagli anni di MySpace alla fruizione musicale di oggi c’è un abisso. Cosa vi manca dei vostri esordi e quanto e in che modo è cambiato secondo voi il mondo della musica e dell’hardcore negli ultimi 15 anni?
Davvero un abisso. Purtroppo io ho un buco di 7/8 anni in cui mi sono perso un po’ quello che è successo, causa la mia vita marinaresca a bordo delle navi di Sea Shepherd. Da quando sono tornato un po’ con i piedi per terra, sto cercando di recuperare e capire meglio le dinamiche di oggi. Mi sembra che la vita sia diventata molto più difficile per alcune realtà indipendenti, in particolare forse per le etichette. Da un lato la musica ormai è accessibile a tutti e in maniera gratuita, ma sicuramente questo ha avuto degli effetti su quello che era il nostro ecosistema di scena musicale underground. Mi sembra che un sacco di piccole e medie etichette facciano davvero fatica o abbiano chiuso ma non saprei dirti se lo stesso vale per i gruppi. Si è inoltre creata, o rafforzata, una parte di questa scena molto più mainstream e onestamente non so neanche come navigare bene questa situazione.
Cosa fanno oggi nella vita Camilla, Fausto, Jai, Josh ed Ugo?
Un sacco di cose diverse eheh. Jai lavora nel mondo del cinema e suona la batteria in un gruppo, con Ugo, chiamato Atlantic. Camilla lavora nella AS Roma come ufficio stampa della squadra femminile. Ugo è un economista super geniale e suona la chitarra negli Atlantic insieme a Jai. Fausto è papà di Matilde e fa l’elettricista. Io dopo aver passato un bel po’ di anni a bordo delle navi di Sea Shepherd per difendere gli oceani, mi sono buttato in un progetto nuovo e mi sto dedicando a fare un documentario. Recentemente ho ricominciato anche io a suonare, e ora canto in un gruppo chiamato Tempest.
Noi abbiamo finito, grazie del vostro tempo. Potete concludere come volete. Ci si vede tutti a Venezia!
Ci auguriamo davvero di vedere tutti belli fomentati a Venezia. Grazie mille! Daje!