Dopo quasi quattro anni di silenzio riemergono dall’oscurità i lucani Coil Commemorate Enslave. Il progetto, guidato e oggi portato avanti esclusivamente dal mastermind Consalvo, ha dato alle stampe nel 2014 l’album d’esordio L’infinita vanità del tutto, uscita che evidenziava un particolare gusto compositivo e lirico, accostando un disperato black metal melodico agli scritti di Giacomo Leopardi. Dopo un EP col senno di poi transitorio (Maxima Moralia – Sovrumanità, 2015), i C.C.E. danno alle stampe The Unavoidable, nuovo full length autoprodotto contenente sette brani (più intro) composti e suonati interamente da Consalvo, stavolta con l’apporto alle voci di Daniele Rini (Ghost Of Mary).
The Unavoidable si pone sin dalle primissime battute come un taglio col passato, non netto ma comunque non trascurabile. Messe da parte certe acidità primordiali, messa da parte qualche ingenuità compositiva e messo da parte persino Leopardi (ma non la sua eredità), i Coil Commemorate Enslave si mostrano in atto e non più in potenza con una release dalla fortissima componente emotiva. Già le iniziali “Anti Prophet” e “Dirt” sono un concentrato di disperazione profondissima, sbattuta in faccia all’ascoltatore con urla laceranti e un guitarwork notevolmente singolare nelle sue dinamiche e nei suoi movimenti ondulati ed esplosivi. C’è un’urgenza espressiva fortissima che attraversa ogni traccia, manifestata da un songwriting irruento, i cui elementi si susseguono l’un l’altro quasi sovrapponendosi in un turbine di momenti e soluzioni che non può lasciare indifferenti. Questo caos è in realtà piuttosto equilibrato, grazie a un lavoro compositivo coscienzioso che sa quando affondare la lama e quando chinare il capo, chiudendosi in un secco rifiuto dell’esterno. Rifiuto che talvolta si eleva ad inno, stremato e stremante, come nel finale da pelle d’oca di “Nemesis”.
I Coil Commemorate Enslave di oggi si sono reinventati, e anche il loro suono è senza dubbio figlio del suo tempo, come dimostrano l’attenzione particolare rivolta alla melodia, la produzione definita e rotonda e soprattutto certe aperture in aria di post-rock (“The Snake and the Rope”) che non possono non rimandare al blackgaze e a certo post-black meno patinato. La modernità è affrontata sui generis – riemergono talvolta gli echi degli Janvs e di altro black battagliero tipicamente italiano – ma senza dubbio è ben assimilata in una tracklist mai parca di spunti interessanti, e che mai lascia spazio alla noia o al senso di già sentito. E questo addolcimento, se così vogliamo considerarlo, nei suoni sembra non essere casuale, per una band che palesa oggi un malessere rassegnato, si immerge nella propria malinconia e nelle proprie riflessioni in maniera meno combattiva rispetto al passato.
The Unavoidable è quindi un successo nella forma come nel contenuto: riesce a farsi veicolo del mal de vivre dei Coil Commemorate Enslave senza artifici, è un disco sincero ed evidenzia una scrittura consapevole, diretta e parecchio comunicativa. C’è il rischio che passi inosservato e sarebbe un vero spreco; non fatevelo scappare se amate certe sonorità, e se avete voglia, una volta tanto, di un album che faccia vibrare nel profondo.
(Autoproduzione, 2019)
1. Intro
2. Anti Prophet
3. Dirt
4. Nothing Else But Black
5. Nemesis
6. E.F.S.D.
7. The Snake and the Rope
8. La Voce