L’esordio Atheist Agnostic Rationalist lo abbiamo recensito qui e ci è piaciuto molto. Abbiamo chiesto ad Ivan (voce) di scambiare due chiacchiere e raccontarci dall’inizio come nascono i 217 e cosa c’è dietro. Buona lettura!
Ciao ragazzi e benvenuti su Grind on the Road. Io partirei dall’inizio, dalla fine degli Straight Opposition. Come si è passati da quell’esperienza a quella dei 217?
Ciao! In realtà l’idea di mettere su una nuova band è sorta durante l’ultimo tour europeo degli S.O.. Io e i ragazzi che hanno fatto parte dell’ultima line up volevamo mettere su qualcosa di nuovo e di completamente nostro. Così, conclusi tutti gli impegni della band, abbiamo dato fine agli S.O. consapevoli di imbatterci in qualcosa di nuovo. A questo aggiungici che personalmente, essendo un membro fondatore, con gli S.O. ho fatto tutto quello che dovevo fare: 5 album, oltre 500 concerti in giro per l’Eeuropa, Asia, Italia dal 2006. Non potevo davvero volere di più. Era ora di fare qualcosa di nuovo.
La line up dei 217 ha avuto una sua genesi e si intravede dai credits delle tre bonus track. Ci raccontate come si è evoluto il progetto?
Nel 2018, Guglielmo e Vinx erano rispettivamente il batterista e il chitarrista. Vinx lascia per motivi lavorativi nella primavera, contiuando però a registrarci. Metalnano, che era entrato come bassista, passa alla chitarra. Al basso è entrato Seb (ora negli Imperials) che ha continuato con noi fino al tour 2018. Anche lui ha dovuto lasciare per problemi di distanza, essendo di Napoli. Al suo posto è entrato Mammuth, un mio vecchio e carissimo amico. Guglielmo recentemente ha avuto problemi di tendinite acuta, così. pur avendo registrato il disco, le date promozionali di AAR sono portate avanti da Vittorio. Tutti però, sia Vinx, sia Seb, sia Gug hanno lavorato in maniera attiva ai 217.
Musicalmente le vostre radici affondano nel passato. La scelta di focalizzarvi su quel tipo di hardcore è stata una conseguenza spontanea o pensata a monte?
Coi 217 non volevamo stravolgere completamente quanto facevamo con S.O. ma solo evolverlo. Prima di tutto abbiamo suonato note più’ alte e cambiato un po’ timbrica alla voce: la scelta era quella di suonare un hardcore semplice e d’impatto senza chiuderci però a sorprese future. Le nostre influenze personali variano dall’old school al thrash metal passando per il rap, il dark, il death metal, il black metal e il sound alla At The Gates, perciò se un pezzo ci convince, lo suoniamo.
Dal moniker sembra che tra tutti avete un target privilegiato, la nuova generazione di kids, come se sentiste la responsabilità dei fratelli maggiori. Cosa volete dire ai diciassettenni di oggi?
In realtà avremmo dovuto chiamarci “talking to the seventeen!”. Ci piace pensare che la nostra musica parli ai diciassettenni gasati come noi ai tempi. Ci piace pensare che esiste ancora un tempo in cui i kids si gasano con l’hardcore e assumono questo come stile di vita e cultura, in barba alle mode e al capitalismo imperante. Vogliamo dire di crearsi uno spazio alternativo e di tenere duro sulla strada dello scontro culturale. L’hardcore, come musica e cultura, ha al suo interno una radice differentemente sociale, ed è una grossa via di fuga dai sistemi pensati a tavolino per schiavizzarti. Se diventa uno stile di vita, niente sarà come ti è stato detto di fare dalla famiglia, dai media, dalle comitive.
Nell’album chiamate in causa l’italiano medio, le sue abitudini e modelli mentali, lo chiamate marcusiano (produci – consuma) e poi ve la prendete con la mediocrità. Da un lato prendendo a simbolo la Pavone e come spunto la sua uscita sui Pearl Jam, dall’altro esortando le giovani band a concentrarsi sul contenuto, oltre che all’esasperazione della forma. Dove sta per voi, oggi, il marcio?
Bene. Come detto anche ad altre interviste, il marcio sta nella famiglia. Questa è il luogo meno sicuro che si possa pensare. Mi basta seguire l’escalation di 5 Stelle e Salvini per capire che la family italiana ha bisogno di falsi protezionismi per superare il baratro culturale in cui si è cacciato in tempi di massima distorsione capitalistica. In più, il fascismo è sentito come senso di giustizia verso le vite disgraziate di padri e madri. È una valvola di sfogo che permette di puntare il dito al di fuori e di non impegnarsi in discorsi speculativi. Il fascismo autoritario seduce chi è triste e frustrato a causa dei propri fallimenti. Il fascismo è la risposta a chi ha bisogno di frasi preconfezionate per affrontare il proprio vuoto di senso. Il fascismo è la risposta a chi cresce nell’invidia e nel materialismo. Il fascismo è la religione di chi cresce “dentro casa” con il dictat imperante della televisione.
Anche tenendo conto solo dell’esplicito richiamo a Marcuse, si direbbe che dietro AAR ci sia anche un serbatoio di letteratura filosofica. Solitamente io chiedo di consigliare delle band o degli album, stavolta a voi chiedo di consigliarci dei libri. Quali sono stati gli autori che hanno in qualche modo ispirato l’album?
Posso rispondere solo per me. La mia impostazione è post marxista, quindi non posso che suggerire “La Teoria Critica Della Società” di Horkheimer e Adorno. A questi aggiungerei “Eros e Civiltà” e “L’uomo a una dimensione” di Marcuse. Tralasciando gli autori politico dialettici, aggiungo di essere stato molto colpito dalla lettura di Wittgenstein. Il secondo Wittgenstein, quello delle ricerche filosofiche, mi ha aperto un mondo. Che cos’è il linguaggio? Cosa stiamo davvero dicendo quando pronunciamo un’asserzione logicamente irreprensibile? Cos’è la diversità in termini di “linguaggio – espressione”? Guarda ad esempio quello che facciamo con la musica: non siamo forse la negazione dell’espressione classica e pura? Non siamo noi stessi i creatori di un nuovo linguaggio partendo da un campo più o meno definibile di suoni e tonalità? La descrizione logica e positivista del mondo decade quando ci rendiamo conto che all’interno c’è un mondo non comunicabile in termini di logica e numeri. Dovremmo lottare per mantenere integra la predominanaza dell’espressione “incontrollabile” che si nasconde dietro un segno dato come puro significante. Ogni individuo nasconde un mondo, indeterminabile.
Fra i nemici dei 217 ce n’è uno molto particolare. È il suffisso -ism, presente, mi pare, in almeno un paio di brani. Vi va di fare un po’ di luce su questo punto?
La Teoria critica della società insegna a non erigere a religione alcuna teoria, scritto o religione. Persino la teoria critica stessa , in quanto tale, è sempre in movimento. Io sono d’accordo. Di fronte ad ogni disciplina è indispensabile fare alcuni passaggi: Comprensione, Analisi Critica, Accettazione. Abbracciare fideisticamente una teoria significa chiudere i propri occhi. Per molti il capitalismo è una fede cieca: gli effetti sono devastanti. Il cristianesimo è una fede cieca: gli effetti sono devastanti. Ogni teoria deve essere autocritica verso se stessa per essere credibile, e va sempre contestualizzata e storicizzata. Il blocco dogmatico è la morte del movimento. La fede è il passo successivo: violenza e inganno.
L’attività live è già iniziata in quinta e state girando i festival della penisola. Che genere di riscontri state avendo?
Yeah. I riscontri sono molto positivi. C’è molta curiosità attorno ai 217.
Chiudiamo con uno sguardo al futuro. Vi concentrerete per un po’ sui live, proverete a scrivere qualcosa, ci sarà un tour?
Tutte cose che stiamo vagliando. per ora viviamo nell’immediato presente e agiamo passo per passo.
Noi abbiamo finito, grazie per la disponibilità. Potete chiudere come volete.
Un abbraccio a GOTR! E’ molto importante quello che state facendo, e ci aiutate tantissimo. Continuate così.