Da una band come i britannici Cold In Berlin (nati nel 2010), avente ha all’attivo non pochi dischi, ci si aspetterebbe un decisivo salto di qualità. Il loro doom metal con voce femminile a tinte gotiche prosegue tuttavia la sua via con il nuovo album, Rituals Of Surrender, che, anziché osare, rimane purtroppo ancorato a degli stilemi fin troppo abusati. Nonostante ciò, è possibile ravvisarvi anche se qualche discreta idea.
Il platter esordisce nella maniera più classica possibile con “The Power”, a suon di riff chitarristici grassissimi, implacabili e grevi, che accompagnano una voce tutto sommato evocativa ed intensa che non resta mai in secondo piano. La sezione ritmica fa egregiamente il proprio lavoro, offrendo alla composizione tutto ciò che occorre. La recensione potrebbe tranquillamente finire qui dal momento che quasi tutte le tracce ripropongono gli stessi schemi (si considerino, per esempio, la melodica “Dark Days”, “Frantic”, la decisa “Temples”, la purtroppo piattissima “Avalanche”) e non emerge mai quel guizzo, quell’intuizione che lasci a bocca aperta l’ascoltatore. Fortunatamente ogni tanto compare un leggero tocco di forza espressiva, come avviene nella tragica “Monsters” con i suoi intermezzi vocali riusciti. Notevole risulta inoltre la noir/gospel oriented “Your Body My Church”, che ricorda molto i Messa per certe scelte vocali, nonché la seguente “Shadow Man”; quest’ultima presenta un ritornello piacevole e risulta nel complesso ben costruita. A consolidare le buone idee compare la finale “Sacred Ground”, che si trasforma in un lungo crescendo con un buon grado di epicità ed una giusta dose melodica, senza virare sul doom duro e puro. Purtroppo tutto è intriso di mediocrità sia per quanto riguarda il versante compositivo che per quello tecnico, dal quale non emerge nulla di peculiare. L’album si presenta troppo grigio ed insapore, lasciando un minimo di gusto solo a qualche blando boccone.
In ultima analisi, si tratta di un disco statico, che si perderà tra gli innumerevoli altri lavori del genere: ed è un vero peccato, poiché la band avrebbe le carte in regola per fare qualcosa di molto più convincente.
(New Heavy Sounds, 2019)
1. The Power
2. Dark Days
3. Avalanche
4. Monsters
5. Frantic
6. Temples
7. Your Body My Church
8. Shadowman
9. Sacred Ground