Nella musica strumentale il sound è tutto. Se non si riesce a trovare un proprio suono distintivo non solo è difficile emergere dal marasma di uscite di genere, ma si corre anche il rischio di essere confusi con altre band. I Rýr, dal canto loro, hanno saputo nel loro debutto delineare caratteristiche ben riconoscibili.
“Fallow” riassume bene la proposta del combo tedesco: parti pulite colme di delay e intrecci chitarristici ipnotici e iterati che sfociano in pesantissimi riff iper saturi dal forte sapore paranoico. I brani, che puntano sull’ossessione ritmica, paiono un mare di catrame. Questo concetto viene esasperato nella lunga traccia “Late” con interessanti derive OCEANIChe di scuola Isis. Proseguendo l’ascolto però emerge che la gestione delle parti pesanti tende a ripetersi in maniera piuttosto evidente: i bicordi in palm muting sono praticamente presenti in ogni brano con ritmiche fin troppo simili tra loro. Arrivati infatti in fondo al disco si nota una certa linearità nelle soluzioni che in parte penalizza l’ascolto.
Se da una parte bisogna assolutamente dare atto ai berlinesi di avere personalità, dall’altro gli si chiede di lavorare con maggiore cura negli arrangiamenti. Un esordio interessante per una band con del potenziale. Da tenere d’occhio.
(Narshardaa records, 2020)
1. left
2.fallow
3. late
4. vanished
5. karnso
6. surfeit
7. tribulation