3eesus, terzo album dei Beesus, arriva dopo un periodo buio per la band romana. Forti di un cambio di formazione che ha rivitalizzato le energie del terzetto è tempo quindi di tornare sulle scene musicali con un disco che, a partire dalla copertina che raffigura “l’Europa dopo la pioggia II” di Max Ernst, cerca di offrire vigore e forza agli appassionati di stoner/doom.
L’album è stato registrato in diretta e dal vivo in maniera semplice e alla vecchia maniera. Se da un certo punto di vista il suo è più caldo, deflagrante e le canzoni escono potenti dalle casse, dall’altro invece sorgono alcuni problemi ad un certo punto del disco. L’opera parte in quarta con “Reproach” che contiene riff chitarristici con groove quadrati e tonanti, non disdegnando delle aromatizzazioni melodiche grunge anche nel cantato. La novità principale è l’utilizzo delle voci da parte di tutti i musicisti coinvolti ma non è così valorizzato come ci si aspetterebbe rimanendo sfocato ed in sottofondo per la maggior parte dei brani. I cori sono più riusciti in “Sand for Lunch” con delle linee di chitarra psichedeliche dalle melodie più accese ed un andamento lento e fumoso fino al finale più robusto grazie ad energici giri di basso e batteria. L’episodio forse più interessante del lotto è “Suffering Bastards” dove l’irruenza rumorista, l’asprezza grunge e le melodie particolari si fondono al meglio con dei giri ritmici decisamente gustosi. Da questo momento in poi si avverte un qualche inceppo nell’ingranaggio, forse un calo di ispirazione o di idee consistenti. Le tracce diventano insapori oppure un riciclo di cose sentite e risentite migliaia di volte come il doom/sludge della minacciosa “Sleng Footloose” che nonostante le martellate pesanti stufa in fretta, “Flags on the Sun” nonostante delle buone melodie acide ed un mood vocale lisergico si presenta fiacca e scontata, “Gondwana” ha dalla sua delle discrete derive psichedeliche ma anche in questo caso non emerge una vera identità o perlomeno una forza che la faccia rimanere in testa a lungo. La finale “Sacoph” è più riuscita con i suoi efficaci giri stoner ma nel complesso tende a perdersi su se stessa.
Alla resa dei conti il disco è riuscito a metà, forse a causa di qualche problema di cambi di line-up, non ancora integrata al meglio. Si vedrà nel prossimo lavoro.
(Go Down Records, 2020)
1. Reproach
2. Sand For Lunch
3. Suffering Bastards
4. Sleng Footloose
5. Flags On The Sun
6. Gondwana
7. Sacoph