Fabio “Joe” Shamano è un musicista dell’underground veneto che è in giro da parecchio tempo. Partito inizialmente con gli Shaman’s Blues (tributo ai The Doors) si è poi spostato ad un progetto di musica originale chiamato The WildScream che nel 2015 produsse il disco Horus per Go Down Records. Dopo qualche anno però il buon Fabio sente la necessità di un nuovo progetto che riuscisse ad unire le sue influenze in un’ottica più moderna e sperimentale, così nasce questo progetto omonimo Joe Shamano in collaborazione con Stefano Miozzo. Le idee portarono quindi a questo EP a nome Electro Trip che porta il tipo sound settantiano in una nuova direzione avvalendosi anche di strumenti particolari come la pedal steel guitar e sintetizzatori.
Una piccola manciata di tracce compongono il CD, ma non è poco. La musica è piena, raffinata e dove ogni elemento strumentale è valorizzato al meglio e questo si deve molto all’alta qualità di registrazione, una fissa che ha sempre contraddistinto l’animo di Joe. La traccia di apertura “Karaharaprya” (uno dei 72 raga indiani) dà una parziale idea di cosa ci si ritroverà ad ascoltare. Il mood è lisergico e psichedelico e apre il cerchio sonoro che si concluderà con “Karaharaprya pt.2” (sta all’ascoltatore scoprirla) completando il mosaico composto dai musicisti. Ma per l’appunto si tratta di un viaggio – come sottolinea il titolo – che prosegue con la misteriosa “Light Of The Sun”, traccia che flirta con numerosi generi come l’elettronica, il rock psichedelico ed il blues, tutto rivisto in una visione molto progressive rock settantiano per la complessità. I molteplici elementi si fondono e ad ogni ascolto si percepiscono piccoli dettagli nascosti fra le vocals sognanti, i ricami vellutati di chitarra elettrica ed una sezione ritmica placida e fantasiosa per non parlare dei richiami ai citati The Doors e gli assoli al sapore di blues. Tutta questa orgia di sensazioni però è sempre filtrata attraverso semplicità e tanta melodia dove nulla viene fatto pesare. Per stemperare entrano in gioco due ballad: la prima è l’onirica “Feel The Sprit” con quell’approccio dei tempi andati resi però moderni da una continua evoluzione di atmosfera, dove la chitarra acustica è sempre sugli scudi e le melodie passano dal solare all’oscuro in maniera quasi spontanea. La seconda ballata è “Home” e si presenta con dei toni rustici e country rasserenando gli animi di chi ascolta, mentre la titletrack “Instrumental Trip” è una sorta di seconda parte di “Light Of The Sun” ma con molte più stratificazioni sonore che creano un imponente muro di suono creando delle percezioni sempre diverse grazie anche ad una chitarra acustica molto più rocciosa nel riffing.
Non c’è molto da aggiungere. Per il sottoscritto è stato il miglior EP del 2020. Un lavoro che mescola passato e presente che, seppur non del tutto originale, appassiona in maniera diretta ed efficace grazie a musicisti tecnicamente preparatissimi e sopraffini. Fatelo vostro!
(Dischi Soviet Studio, 2020)
1. Karaharaprya
2. Light Of The Sun
3. Feel The Spirit
4. Instrumental Trip
5. Home