I milanesi La Fin sono un ottimo esempio di come si possa riuscire a rivitalizzare un genere dove è già stato detto tutto o quasi. Qualche anno è passato dall’esordio in formato EP Empire Of Nothing e finalmente arriva il vero e proprio album di debutto chiamato Endless Inertia, frutto di molto tempo passato a migliorare ed irrobustire il proprio post-metal fortemente influenzato dai Cult Of Luna. Il suono del sestetto nostrano si è fatto ancora più tecnico e vario e l’ibrido che ne deriva necessita diversi ascolti per essere compreso, data la presenza di ben tre chitarre che riportano alla mente anche act come gli Amia Venera Landscape.
Quest’album possiede molte potenzialità e si nota fin da subito una cura notevole per gli arrangiamenti e le stratificazioni sonore dove moltissimi dettagli compaiono e scompaiono lasciando quella sensazione di piacere senza avere avuto il tempo di accorgersene. Esempio lampante è “Inertia” (che potrebbe far coppia con la finale “Eulogy” per complessità e varietà), colma e gonfia di tonnellate di note delle tre asce che impazziscono e si aggrovigliano su loro stesse, disegnando orizzonti visivi celestiali che combinano il blackgaze alla Alcest con il post-metal, accelerando poi ai limiti del black metal. Si fa notare anche il lavoro di batteria, davvero impressionante per la massiccia dose di ritmiche differenti e cambi di tempo ma che si rivela dannatamente efficace anche nelle bordate di brani più canonici come la movimentata “Repetita” o l’assalto furibondo di “Blackbody” e “Zero”, violentissima ma piena di pathos nel finale. Non si ha mai una percezione di esagerazione o il voler dimostrare qualcosa ma anzi, la band cerca sempre di costruire architetture sonore con passione e cuore non solo in maniera meccanica. Altra componente importante del disco è la melodia, sempre presente ma mai sopra le righe che marchia a fuoco gli episodi più alternative/post-hardcore come il macigno a nome “Hypersleep” (con tutti quei suoi segreti nascosti), la bella “Disembody” e la forse più easy “Endless”, traccia meno dura da digerire e più rivolta al lato emozionale. Seppure non sia particolarmente originale la musica scorre molto bene ed in maniera fluida, senza tecnicismi buttati a caso; ispirandosi ai grandi ma mai copiandoli spudoratamente, piuttosto sfruttandoli per creare qualcosa di più personale.
Si percepisce il duro lavoro e la fatica messe in questo album e sicuramente se ne vedranno delle belle con le prossime uscite discografiche. Endless Inetria è un disco complesso e in parte derivativo ma convince davvero, portando il post-metal ad un possibile nuovo livello. Consigliato a tutti, data una qualità di base che prescinde dal genere di riferimento.
(Argonauta Records, 2020)
1. Inertia2. Zero3. Hypersleep4. Memory5. Repetita6. Disembody7. Blackbody8. Endless9. Eulogy