I californiani Yawning Man sono uno di quei gruppi ingiustamente sottovalutati, quando non del tutto ignorati, dai presunti appassionati di musica, eppure hanno oggettivamente dato tantissimo alla musica rock influenzando il mondo intero. Sono la classica band di culto, o anche volgarmente gli “eterni secondi”, ancora attivissimi sin dal lontano 1986 nel panorama desert rock americano e non solo. Il combo ha costruito negli anni anche un solido rapporto con l’Italia ed in questa sede ci occupiamo di una collaborazione particolare, quella con l’etichetta discografica veneta Go Down Records che, oltre ad averli portati a suonare live nel nostro paese, ha curato un disco dal vivo uscito in origine nel 2015 che raffigurava la band nella cornice del Maximum Festival presso l’Altroquando di Zero Branco, vicino Treviso. Questo Live At Maximum Festival non è altro che la ristampa di quel live (oramai di non più semplice reperibilità) in una veste più curata, specialmente nel nuovo artwork e nelle più lussuose e varie edizioni in vinile oltre che CD.
La formazione è quella storica, ovvero Gary Arce alla chitarra, Mario Lalli al basso (e voce anche dei Fatso Jetson) e per finire il maestoso Alfredo Hernandez (ex Kyuss, Queens Of The Stone Age) alla batteria. Chi magari non ha potuto assistere allo show, o non ha avuto modo di sentirlo su supporto fisico, sappia che la setlist vede in totale sette tracce che offrono uno scenario più o meno completo di tutta la loro discografia fino a quel momento. Ben tre brani sono dedicati al disco di esordio Rock Formations, quello forse più quadrato e roccioso, che dal vivo si presentano duri (l’omonima “Rock Formations” e la distorta “Stoney Lonesome”) e meno lisergici nonostante il sempre celestiale approccio melodico di Gary alla chitarra. Nonostante bordate ritmiche toste emerge di continuo una sensazione di classe e raffinatezza (il volo eccelso di basso in “Perpetual Oyster” è lì a dimostrarlo). Spazio viene anche dato anche a chicche interessanti come il blues allucinato ed oscuro di “Manolete” presente nell’EP denominato Pot Head ed anche la finale “Dark Meet” che arriva diretta dallo split con i già citati Fatso Jetson (anno domini 2013) dove i ritmi si fanno iper rallentati e dal sentore quasi doom con la sezione ritmica deflagrante e tragica che fa da supporto al morente andamento della sei corde. La parte del leone la fanno però le drogatissime canzoni provenienti da Nomadic Pursuit, fulgido esempio di perfetta congiunzione tra tecnica, melodia e deliri psichedelici. Si inizia con l’impressionante “Far Off Adventure”, traccia desertica con Alfredo dietro alle pelli che macina ritmiche come un indiavolato e Mario che gratta il basso che è un piacere, soprattutto nel furente finale. Ci troviamo a livelli qualitativi davvero alti, con una scelta di suoni grezzi ma allo stesso tempo caldi e naturali, e una costruzione melodica superba per epicità – pensiamo alla lunga e meravigliosa “Ground Swell” che presenta un muro di suono impenetrabile basato su di una cavalcata di basso impetuosa, uno straordinario monolite elettrico dove i tre musicisti sono compatti ed ispiratissimi. Il giusto risalto è dato anche dal pubblico (tra cui si trovava anche il sottoscritto, anche se non per l’intero concerto) che non manca di incitare la band fornendo il supporto che merita.
Live At Maximum Festival è un album live di tutto rispetto che con questa nuova ristampa si spera possa raggiungere più estimatori, attirando magari anche le nuove generazioni. Il voto dell’album è un otto pieno, quello segnalato si riferisce solamente alla nuova versione.
(Go Down Records, 2021)
1. Rock Formations
2. Far-Off Adventure
3. Stoney Lonesome
4. Perpetual Oyster
5. Manolete
6. Ground Swell
7. Dark Meet