Quest’oggi si va a Los Angeles per addentrarci nei meandri della mente di Henry Derek Elis, che forse qualcuno si ricorderà per i suoi trascorsi metallici nei Scar The Martyr assieme a Joey Jordison degli Slipknot o il super gruppo Act of Defiance dove figuravano Chris Broderick e Shawn Drover dei Megadeth come pure Matt Bachand degli Shadows Fall. La massima e personale affermazione artistica venne però fuori grazie al suo progetto solista che portò ad un EP ed uno sfizioso album di debutto pieno di notevoli collaborazioni come Jarboe (Swans), Tara Vanflower (Lycia) e Neal Tiemann (DevilDriver). Quel disco iniziò un nuovo corso per Elis che porta il musicista a cimentarsi in un nuovo EP di sole cover chiamato All The Pretty Little Horses. Si prosegue dunque il sound dark folk dell’esordio cercando il più possibile di dare una propria interpretazione delle tracce originali.
Si parte con la titletrack “All The Pretty Little Horses”, traccia probabilmente sconosciuta a molti lettori. Trattasi di una canzone folk tradizionale che negli anni è stata rimaneggiata da numerosi artisti come Nick Cave, Joan Baez o i Coil. Qui Elis asciuga molto il brano usando la sua voce pastosa per donargli un’aura più drammatica sfruttando poi un violino per aumentare la sensazione di malinconia e pensieri grigi. Tocca poi a Billy Idol (o meglio ai Generation X) essere lavorato con “Dancing With Myself” stravolta in una versione molto più morbida e pacata. Il musicista qui mette da parte i toni allegri e scanzonati del rock’n’roll trasformandoli in una sorta di ballad morbida con tanto di voce femminile di accompagnamento. In qualche modo ogni nota viene presa da Elis e plasmata secondo il suo volere portando risultati più che buoni con una fluidità che non si inceppa mai. Nel mirino finisce anche Danzig con “Heart Of The Devil” e qui bene o male si rimane nei ranghi dell’originale. C’è elettricità oscura, il tono di voce si fa più aspro e le tinte blues/aggressive della chitarra fanno il resto senza strafare. Conclude il lotto “Alabama Highway” di Steve Young. Come si evince dal titolo qui viene fuori il country rock rustico, o meglio ancora il southern rock gonfio fino a scoppiare di riff acustici e blues a catinelle nella migliore tradizione rurale americana. Se da un lato tutto funziona perfettamente nell’esecuzione, nel calore delle interpretazioni e nella buona dose di personalità messa nelle tracce dall’altro non si capisce quanto effettivamente possa attrarre un piccolo lavoro con sole quattro tracce in un’epoca fin troppo martoriata da uscite discografiche.
All The Pretty Little Horses è tecnicamente perfetto in ogni suo aspetto ma un po’ poco per essere effettivamente appetibile anche agli ascoltatori meno appassionati di underground. Con un lotto più corposo di tracce magari sarebbe stato un lavoro più intrigante. Promosso, ma si sappia a cosa si va incontro.
(Trepanation Recordings, 2020)
1. All The Pretty Little Horses (traditional folk cover)
02. Dancing With Myself (Billy Idol cover)
03. Heart Of The Devil (Danzig cover)
04. Alabama Highway (Steve Young cover)