Il quarto appuntamento con la rubrica Screamature torna a far fede al genere incriminato e si apre con due ristampe di grande spessore, quelle delle discografie di Dollores e Foxmoulder, uscite tra dicembre e gennaio scorsi. A completare il quadro c’è uno sguardo su tre uscite brevi che portano alta la bandiera di una violenza folle e schizzata: parliamo dell’industrial/hc dei Vautours, del thrashcore primigenio dei Puro Odio e del furente blackened grind dei The Homeless Is Dead. A parlarcene Francesco Paladino (le prime due recensioni) e Davide Brioschi (le restanti tre).
Dollores > 2010-2012
(Tape – Zegema Beach Records)
Sempre attenta alle perle nascoste del più recondito underground della musica triste, Zegema Beach ha di recente ristampato la discografia (leggi: due demo) degli ucraini Dollores in un’uscita in cassetta intitolata didascalicamente 2010-2012. Di loro si sa poco e nulla, se non che hanno avuto vita molto breve – le due annate in questione, probabilmente – e che si tratta di una tra le tante piccole realtà che hanno popolato una scena screamo ucraina, scena che abbiamo scoperto particolarmente folta (qui un bell’approfondimento sulla questione) e capace di avvalersi di una serie di coordinate stilistiche proprie. Le undici tracce presenti in quest’uscita, in effetti, evidenziano un preciso indirizzo che ruota sul minimalismo tipico di certo screamo dai tratti post-rock (“Orphan”), atmosfere grigie e malinconiche come la periferia est-europea, giri di chitarra semplici ma efficaci, e soprattutto delle vocals femminili sofferte e bellissime, sicuramente l’elemento di maggior interesse. Nella tracklist le due uscite si susseguono in ordine cronologico inverso, quindi ad aprire sono i brani tratti da Orphan (2012), e c’è da dire che la differenza con la demo del 2010 in termini di maturità e personalità si sente tutta. I cinque brani suonano coesi e ben scritti, soprattutto quando la band adotta la lingua madre (“Птицей уставшей”); altra storia quando si dilunga in tessiture che sanno di alternative anni ’90, con qualche momento che suona un po’ goffo e abbozzato, specie in rapporto a quanto sentito prima. In ogni caso, data anche la cura riposta da Zegema Beach nella realizzazione grafica della tape, questa dei Dollores sembra un’uscita che non può mancare negli archivi dei più avidi skramz gangster.
7.0
Foxmoulder > Discography
(Tape – Zegema Beach Records, No Funeral Records)
Dicevamo dell’attenzione riposta da Zegema Beach nella ristampa di alcune selezionate discografie: ecco, questa cura si dimostra non solo con la riscoperta misconosciuti comprimari, ma anche con sinceri tribute a band piccole, sì, ma seminali e significative, che hanno lasciato un segno pur restando nel totale underground. Parliamo dei Foxmoulder: forse il nome non vi dirà molto, ma vi basti sapere che 3/4 della formazione, cioè gli strumentisti, fa ora parte dei Respire, mentre il vocalist Em gestisce A Mountain Far Records e organizzava eventi screamo a Toronto. Non solo: nelle note di presentazione, la stessa label statunitense indica la band come indirettamente influente per la sua nascita. E’ con questo spirito che viene ristampata la discografia completa dei canadesi, in formato tape col semplice titolo di Discography. La tracklist comprende quindi varie uscite anche abbastanza differenti tra loro, tra cui gli split con Coma Regalia, Sartre ed Eaglehaslanded e gli EP Lethe e Hindsight.
E’ uno screamo possente e diretto quello dei Foxmoulder, approccio che la band erge a bandiera in un’attività lunga e frenetica per gli standard del genere – parliamo di più di 100 show in sei anni di vita. Va da sé che l’ascolto è frammentato data la molteplicità di uscite, ma il risultato è un incredibile patchwork di cuore, sudore e attitudine. C’è il caos orchidiano di “Pine” (dallo split con i Coma Regalia) o dei brani da Lethe, due momenti veramente disperati nei pezzi dallo split coi Sartre, l’affascinante lo-fi debitore dell’hardcore, a tratti immaturo, nell’esordio Hindsight. Ma dove questa irruenza ferina si fa più ragionata arrivano i brividi: i cinque brani dallo split con gli Eaglehaslanded, gli ultimi pubblicati e posti all’inizio della tracklist, valgono da soli il voto qui sotto e l’ascolto della compilation. Sentiamo echi dell’hardcore melodico di scuola Have Heart in “Needless/Anxious” come un richiamo ai La Quiete nella coda post-rock di “Increments”, percepiamo i prodromi dell’epico blackened sreamo dei Respire in momenti come “Shame”, la cui progressione di accordi, non so come, ti addossa colpe che non hai. E soprattutto sentiamo tanta, tantissima bellezza, ed è un vero peccato che la band abbia cessato ogni attività già da qualche anno. La tape pare sia già sold out, ma non lasciatevi scappare l’occasione di riprendere una vera perla.
8.0
Vautours > The Queen
(Vinile – Uproar For Veneration, Merci Satan!)
A poco più di un anno dall’esordio con l’EP Hail, i francesi Vautours (lett. Avvoltoi) tornano con The Queen, una delirante release di una ventina di minuti, che trita tutti assieme hardcore, industrial e rock, una grossa zanzara piena di sangue che ronza sbattendo dappertutto e continuando a pungerti. Mentre Hail si apriva con una specie di indie febbricitante, The Queen si apre con una titletrack che è una ballad industrial, coinvolgente ma fredda e distorta. La traccia seguente, “Le Grand Saignée”, fa un’inversione a U con il suo hardcore schizofrenico che ricorda i Satyr ma un po’ meno allegri. Si continua su questa pista ma con più pesantezza, data da una maggior quantità di breakdown e distorsioni, fino alla finale “The Idiot”, che col suo screamo ben eseguito ci porta fuori da questa danza impazzita, grondanti di sudore e con gli occhi fuori dalle orbite. Gli Avvoltoi di Lille ci regalano questo gioiellino dallo splendido artwork (una “regina” che farò fatica a dimenticare) all’inizio del 2021, lasciando presagire che entrerà nella classifica degli album più folli dell’anno di molti ascoltatori.
7.5
Puro Odio > Demo 2018
(Vinile, tape – Sentient Ruin Laboratories)
La Sentient Ruin riesuma a fine 2020 l’EP d’esordio dei baschi Puro Odio, editandolo in cassetta e vinile e regalandoci una decina di minuti di, indovinate un po’, puro odio in formato musicale. E, indovinate un altro po’ (indegna cit. degli Uochi Toki), sto disco frantuma le ossa: sei brevi brani di thrashcore denso di distorsioni, carico di punk e di quella rabbia che non rischia mai (si spera…) di sfociare nell’anacronismo. La musica dei Puro Odio si prende il suo tempo: non si lancia subito ai cento all’ora come gli stereotipi del genere vorrebbero ma ti tira in un vortice brutale e incazzato, con un suono grasso e effettato, una batteria cadenzata e ben dosata, quasi una marcia di morte (“Caos” è emblematica in questo senso). “Condena” ha il suo bel riff punk, “Puro Odio” è distortissima e thrash, in questo Demo ce n’è un po’ per tutti: fan del punk più classico e oltranzista ma anche neofiti in cerca di qualcosa di poco impegnativo ma comunque denso e forte, fatevi avanti!
7.0
The Homeless Is Dead > Self-Titled EP
(Tape – Polar Summer)
Provenienti da San Pietroburgo e con un nome che è tutto un programma, i The Homeless Is Dead (per gli amici THID) suonano un hardcore impregnato come una spugna marcia di black metal, con chitarre affilatissime e urla maledette, secondo i migliori comandamenti dei buî boschi del nord. Il loro ultimo lavoro, un self-titled, dura pochissimi minuti ma se li fa bastare per riempirvi le orecchie di benzina e buttarci dentro un accendino, lasciandovi lì mezzi morti, con la faccia carbonizzata e gli occhi che bruciano da dentro. Il lavoro parte ad una velocità pazzesca, tra riff confusi e tempeste di colpi sulle pelli, con uno scream disperato a districarsi nei liquami che fuoriescono dalle corde e dai piatti, per rallentare solo a metà della terza traccia con un intermezzo piuttosto screamo che male non sta prima della botta finale, una “Tomcat Trampling” che suona come potrebbero suonare i Blood Incantation il giorno che si daranno al grindcore. Così veloce da non accorgersi neanche che è passato se non per le sbucciature che ti lascia sulle ginocchia, si conferma un pezzo sopra tutta la discografia precedente dei nostri amici russi.