A quanto pare negli ultimi anni, oltre ad una decisa ripresa generica del black metal, ci sono delle varianti geografiche che stanno rialzando la testa, come il Portogallo con i Gaerea. In questo caso ci occupiamo della vicina Spagna con la seconda prova discografica dei Svdestada (o Sudestada) che segue di tre anni l’esordio Yo Soy El Mar. Ancora una volta il quartetto decide di essere totalmente indipendente, cambiando però le carte in tavola riguardo al sound che dimostra una notevole evoluzione. Se il debutto era molto grezzo ed orientato ad un black metal contaminato da elementi rock’n’roll/hardcore in questo Azabache c’è una notevole esplosione di elementi e colori.
Oltre ad un minutaggio complessivo maggiore la band sviluppa le idee appena abbozzate nel primo disco e crea un mosaico davvero complesso, dove ogni traccia potrebbe spaesare per la massiccia mole di dettagli sparati in faccia nel giro di pochissimi minuti. La componente black metal è sempre presente ma viene diluita e mescolata con parecchie novità, come nella dinamica “Rendición” o nell’opener e titletrack “Azabache” che con i suoi tre minuti sorprende grazie ad assalti crust deflagranti e muri di suono apocalittici ai limit del post-metal, conditi dai controtempi di batteria del bravissimo Peter López. Il cantato di Mario C. Vaises si infila nel marasma sonoro a suon di urla post-hardcore, qui però meno aspre che in passato (ricordano qualcosa dei Moonspell), che trovano terreno fertile nei giri melodici di “Peso Muerto” o nell’alternanza di pacatezza ed accelerate fulminee di “Apóstata” fondendosi poi armonicamente con le clean vocals del chitarrista Fernando Lamattina nella bellissima “Petricor” dove compare anche, alla fisarmonica, l’ospite e compositrice di tango, Carla Pugliese (eccellente la combinazione con il micidiale riff di chitarra così tragico e teatrale). L’apporto del basso di Jorge Urosa è sempre possente e massiccio e si mette in mostra nella cupa “Fuga” o nella tecnica “Hogueras” con i suoi riff metal chitarristici chirurgici e cambi di tempo precisi senza mai perdere potenza. Le tracce che forse si distinguono di più sono il post-black metal della contorta “Derrota”, colma di atmosfere sempre fluide, e la lunga “Sotavento” con quel giro di chitarra molto goth&roll che si dipana in una moltitudine di melodie pregne di malinconia inserendoci anche un ottimo assolo che impreziosisce la traccia senza snaturarla. Notiamo una forte crescita e maturazione dei quattro musicisti, sia nell’ambito tecnico che nella composizione, che si è fatta molto variegata. L’unico neo è forse aver messo troppa carne al fuoco, costringendo l’ascoltatore ad impegnarsi parecchio per non farsi travolgere dallo tsunami sonoro imbastito dal gruppo. Allo stesso tempo ci sentiamo comunque stimolati per la bellezza oggettiva di questo disco, che non ostenta mai la complessità tecnica ma sfrutta la padronanza strumentale per dare un senso alle proprie idee.
Un bellissimo secondo disco per i Svdestada che si dimostrano fra i migliori nell’attuale scena musicale estrema spagnola. Consigliamo di recuperare anche il primo album, soprattutto anche chi apprezza acts nostrani come gli Storm{O}.
(Odio Sonoro, Pundonor Records, Gato Encerrado Records, APB Records, Frontal distribución, Furious Records, Muerte Matar Records, Shove Records , Sounds Like Sunday Records, Violence In The Veins, Long Legs Long Arms, 2021)
1. Manifiesto
2. Azabache
3. Fuga
4. Hogueras
5. Pesomuerto
6. Derrota
7. Petricor
8. Apóstata
9. Rendición
10. Sotavento
11. Galerna