“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita” scriveva Dante come incipit della Divina Commedia, e tali parole sono quanto mai vere se pensiamo a Aokigahara, la famigerata foresta giapponese alle pendici del monte Fuji. Questa foresta è terribilmente famosa per il numero di suicidi consumati al suo interno, molte persone turbate arrivano addirittura dall’estero per terminare la propria vita all’interno dell’inquietante e vasta distesa di alberi. La tradizione dei suicidi risale addirittura a prima del XIX secolo, quando gli ubasute (“anziani abbandonati”) andavano a morire nella foresta, divenendo così degli yurei (“spiriti arrabbiati”), che ancora, si dice, infestano l’area.
Dalla foresta di Aokigahara prendono il nome i Suicide Forest, one-man band proveniente da Tucson, Arizona, ideata e formata da Austin Kruger, eccezionale polistrumentista membro anche dei progetti Azerine e Chronovorus, e Reluctantly, pubblicato dalla nostrana Avantgarde Music in CD, LP e digitale, è il loro secondo album. L’album era stato scritto alla fine del 2019, prima dell’avvento della pandemia che ci ha colpito, ma la messa a punto e la registrazione è avvenuta solo nel 2020; il bagaglio sonoro espresso nel debutto omonimo di tre anni fa viene qui sviluppato e migliorato.
Partendo da una base depressive black metal, ed espandendo il proprio spettro sonoro, Reluctantly si colloca da qualche parte tra DSBM, atmospheric black metal e post-black/blackgaze, rappresentando una perfetta compagnia per le anime irrequiete che popolano il nostro pianeta, alla continua ricerca di un rifugio dal mondo esterno; le inquietanti atmosfere di tastiere ricordano il Burzum più ispirato e si sente l’influenza degli Ash Borer, pilastri del black metal americano dei nostri giorni, nelle atmosfere più dilatate, ma alle chiare influenze i Suicide Forest aggiungono riff e assoli dissonanti ed una voce raggelante per personalizzare il tutto e non risultare solo dei fini esecutori. I temi che hanno ispirato A. Kruger nella stesura dei testi sono il risentimento e l’isolamento, sentimenti sempre vivi negli animi più fragili e in cerca di sfogo, che si sono oltretutto aggravati, considerando che il disco è stato sviluppato durante il lockdown; con Reluctantly i Suicide Forest soddisferanno sia chi è alla ricerca di ritmiche furiose e serrate all’insegna del blast beat sia gli appassionati più introversi e malinconici.
Tutto il dolore e l’angoscia espressa attraverso musica e parole sembrano crescere all’interno del disco, partendo dal cadenzato primo brano “Reluctantly” che punta tutto sull’atmosfera, proseguendo il viaggio sonoro con “As The Light Fades Part I”, dove la velocità aumenta tra mid-tempo e classici blast beat, creando un perfetto dinamismo sonoro, prima di approdare alla strumentale “Remorse”, dove la chitarra produce un mantra ipnotico e dal gusto drammatico. “Remorse” segna un vero e proprio confine all’interno del disco, perché dopo di esso ci sono i due brani migliori di tutto il disco; la quarta traccia “Trembling In Emptiness” (la mia preferita) è un sunto del suono dei Nostri, tra una lunga intro formata da tappeti di tastiere dal sapore vagamente ambient, riff melodici, blast beat e mid-tempo, che creano un episodio unico all’interno di Reluctantly, dall’epicità maestosa e malinconica. L’album si chiude con “As The Light Fades Part II” anch’esso dall’alternanza riuscita tra mid-tempo e blast beat, con un’atmosfera funebre che aleggia tra una sfuriata e l’altra.
Se ti senti solo e recluso, preparati a partire per un viaggio verso la Foresta dei Suicidi, dove troverai altri vagabondi come te, in attesa del conforto che solo la fine potrà portare.
(Avantgarde Music, 2021)
1. Reluctantly
2. As The Light Fades Part I
3. Remorse
4. Trembling In Emptiness
5. As The Light Fades Part II