Parlare di “super-gruppi” equivale spesso a tirarsi la zappa sui piedi, data la moltitudine di fallimenti e sogni infranti che simili progetti hanno portato nel panorama discografico. Di questa categoria fa parte anche una band nuova di zecca, ovvero gli Zahn, composta dal batterista Nic Stockmann (Heads., ex-Eisenvater), il bassista Chris Breuer (Heads., ex-The Ocean) ed il chitarrista Felix Gebhard (musicista live degli Einstürzende Neubauten) più diversi ospiti sparsi nelle varie tracce. La paura che si affondi nella mediocrità è palpabile soprattutto nell’ambito del noise rock che in molte occasioni non è semplice da rinfrescare o dargli una nuova impronta.
Questi tre musicisti scelgono una via di espressione non così scontata, decidendo di porre delle basi classiche per poi giocarci sopra a proprio piacimento senza curarsi di dover per forza aderire ad usi e consuetudini per compiacere il pubblico. La legnata sui denti a nome “Zerrung”, posta in apertura, è una dichiarazione di intenti con quei tappeti apocalittici e melodie chitarristiche che viaggiano fra post-rock e rumori rugginosi. Il basso di Chris è sempre sugli scudi creando dei muri di suono spaventosi come nella micidiale “Pavian” (la sei corde di Felix passa in maniera spassionata da voli post punk a note acide) o nel modello sparachiodi di “Tseudo” con quella venatura melodico/psichedelica messa in atto dalla chitarra. Se “Schranck” e “Lochsonne Schwarz” si presentano allo stesso tempo quadrate ma mai scontate, ci pensa la devastante “Gyhum” a togliere ogni dubbio mescolando rumori industriali, detonazioni ferree ed il sax schizzato dell’ospite Sofia Salvo che ricompare anche nella bordata a nome “Aykroyd” per poi lasciare spazio alla lenta devastazione sludge nella finale psichedelia di “Staub”. Anche qui il basso grattato, i giri circolari della raffinata batteria di Nic (mai sopra le righe e sempre con un tocco morbido e di classe) ed i trip chitarristici dispersi nella galassia sono le fondamenta per un tipo di musica che necessita attenzione costringendo anche il sottoscritto a dover ascoltare diverse volte i brani per coglierne ogni sfumatura.
L’album lavora molto di fino, non punta al rumore o alla violenza fine a sé stessi ma crea delle architetture soniche molto interessanti che invogliano all’ascolto intimo nella piena comodità di un impianto casalingo che ne valorizzi ogni aspetto. Tre musicisti, tre anime diverse e tre menti che riescono a fondersi in maniera ottimale senza che nessuno prevalga sull’altra; questo è essere una (per quanto il termine sia odioso) “super-band”. Disco meraviglioso, suonato egregiamente e con delle composizioni intelligenti. Fatelo vostro!
(Crazysane Records, 2021)
1. Zerrung
2. Pavian
3. Tseudo
4. Gyhum
5. Schranck
6. Lochsonne Schwarz
7. Aykroyd
8. Staub