I Modern Rites sono un duo, anche se in realtà suonano come se fossero una decina. Il progetto vede collaborare due multistrumentisti di grande talento e che ultimamente stanno riscuotendo grandi plausi dalla critica specializzata, ovvero lo svizzero Berg dei misteriosi Aara e l’americano Jonny Warren, mastermind della one-man band Kuyashii. Due profili molto diversi i loro, se non addirittura agli estremi: schivo e praticamente sconosciuto il primo, estroverso e visual artist il secondo. La Debemur Morti ci vede lungo in questa collaborazione, carpendone il potenziale, e decide quindi di supportarla producendo il disco d’esordio, Monuments. Nome e copertina (disegnata dallo stesso Warren) oltremodo azzeccati a dirla tutta, in quanto il disco dipinge, come pochi in questo 2021, immagini di oscuri monoliti e desolanti scenari post-apocalittici.
La forza di questo Monuments è che non è solo un disco black metal, ma ambiziosamente cerca di andare oltre, attingendo da più sorgenti, in particolare dalle sonorità industrial e industrial black metal tipiche degli anni ’90. Ascoltandolo quindi vi verranno in mente band come Mysticum, Ministry o Samael, e le loro atmosfere soffocanti e malate. Questi scenari prendono vita, senza chiedere permesso, fin dalle prime note di “Vigilance Eternal”: le melodie create da Berg e il basso distortissimo di Warren ci catapultano all’interno di monoliti desolati e abbandonati, in un contesto gelido, oscuro e dove il genere umano è solo un lontano ricordo. In “Black Wolf” il basso è ancora più presente, e crea, assieme alle chitarre di Berg, un muro sonoro quasi doom, nero come la pece e potente come un pugno, pescando in questo caso da compagini seminali come i Godflesh o da strutture più melodiche come la più dinamica “Unburdered”. L’atmosfera imponente e drammatica continua a sublimare fino alla fine del disco, con il riff (ora tremante, ora cadenzato) di “Self Synthesis”, o con la melodica “Nothing Left to Give”, a dimostrazione che la progressione è, e farà sempre parte, del black metal.
Guardando Monuments da una prospettiva più alta e distaccata, lo possiamo giudicare in modo decisamente positivo: i Modern Rites ci hanno dato un piccolo assaggio delle loro potenzialità, creando un prodotto senza fronzoli ma allo stesso tempo sperimentale, dalle dinamiche varie e con margini di miglioramento molto stimolanti. Portare avanti un progetto in cui i componenti sono così geograficamente lontani non è semplice, ma ci auguriamo che le intenzioni e le prospettive dei Modern Rites siano vive e accese, in modo da maturare ulteriormente e andare avanti nel loro viaggio.
(Debemur Morti Productions, 2021)
1. Intro
2. Vigilance Eternal
3. Black Wolf
4. Unburdened
5. Self Synthesis
6. Nothing Left to Give
7. Machine Paradox