Non avevo letto nulla in merito all’album in questione nel momento in cui mi sono deciso ad ascoltarlo con il solito colpevole ritardo che ormai da troppo tempo mi caratterizza. Conoscendo la discografia e il cv di entrambi i progetti pensavo di inquadrare il disco come una sinergia volta a ribadire la forza espressiva a livello di decibel. E invece mi sbagliavo, e nemmeno di poco. Sono partito, come detto, prevenuto e ho finito per ritrovarmi come chi, in attesa davanti all’oracolo e alla sua sentenza inappellabile, si trova spiazzato e non sa da dove partire per razionalizzare il pensiero. L’enigma in questo caso è rappresentato dalle prime note di “Blackest Crow” che apre il disco. Mi sarei aspettato un qualcosa che mettesse a dura prova i miei padiglioni auricolari e invece mi sono visto costretto a ripensare tutto da capo, trascinato in una dimensione spaziotemporale in cui la pesantezza sonora e le dilatazioni dissonanti sono solo un ricordo. Mentre l’ascolto procede mi rendo conto che in realtà le mie speranze sono un qualcosa da accantonare immediatamente, per fare spazio ad un qualcosa che va al di là di ogni mia aspettativa e previsione. Al di là in ogni senso letterale, dal momento che l’album è “oltre” sotto tutti i punti di vista, essendo pervaso da un senso di magico misticismo che affascina sin dalle prime note. Il disco che non ti aspetti che si rivela come una sorpresa graditissima, andando a materializzare esattamente ciò di cui hai bisogno per uscire dai rigidi canoni di ciò che è sempre stato e sempre sarà un certo tipo di pensare e realizzare la musica.
In tanti si affannano a (stra)parlare di libertà in questi giorni tristi della seconda metà dell’anno. Mentre in tanti parlano The Body e BIG|BRAVE passano ai fatti. E in piena libertà realizzano un album che stravolge ogni certezza, un album che porta il nostro immaginario al sud degli Stati Uniti, dove i redneck sventolano orgogliosamente la bandiera sudista. Tra il Tennessee, il Kentucky e l’Alabama, alle basi degli Appalachi. “Leaving None But Small Birds” ci porta laddove le sue sonorità si sposano alla perfezione con le tradizioni locali, le superstizioni e le credenze popolari che si tramandano da secoli sono intimamente legate ad un certo tipo di musica. Country folk l’ha definito qualcuno, musica popolare piace pensare a me. Popolare nel senso che raggruppa le persone dietro alle vicende dei luoghi in cui sono nati e vissuti. In quel sud (immaginario o meno) in cui cajun e tradizioni ancestrali ai limiti della magia nera la fanno ancora da padrone. Un viaggio attraverso l’oscurità del cielo, della storia e di noi stessi, in cerca di quella luce che non troveremo, come non troveranno pace i personaggi cantati da Robin Wattie. Un viaggio che accompagna un album “primordiale” che riporta indietro nel tempo, lontano dalle metropoli statunitensi schiave della tecnologia, un album fluido, delicato ma doloroso, forte e sincero che racconta misoginia, degrado, solitudine e lo fa anche attraverso la scelta stilistica e dei suoni. Della potenza deflagrante dei The Body non c’è praticamente nulla. Se non la loro capacità di adattarsi a qualunque tipo di musica riuscendo a dare sempre e comunque il meglio. Anche amalgamandosi alla perfezione con il sound dilatato pieno di feedback e silenzi dei canadesi BIG|BRAVE, da sempre intimamente legati al minimalismo di chitarre urlanti dolore.
È qui, nella ricerca comune del dolore, che viene sancito il legame indissolubile di un album che ad oggi è un manifesto fondamentale per raccontare le difficoltà dei nostri giorni. Un sabba mistico che richiama alla mente le grida degli sciamani che si perdono nelle notti stellate, mentre il crepitio del fuoco non riesce a riscaldarci il cuore. Un album dalla forte connotazione emotiva e intimista che racconta la vita degli emarginati, di coloro che incontrano solo difficoltà nel quotidiano e che sono in cerca dell’amore non trovandolo però mai. Un album austero che si dipana tra ipnotiche litanie che avvolgono e seducono portandoci esattamente laddove The Body e BIG|BRAVE ci stanno aspettando.
(Thrill Jockey, 2021)
1.Blackest Crow
2.Oh, Sinner
3.Hard Times
4.One I Had a Sweetheart
5.Black is the Colour
6.Polly Gosford
7.Babes in the Woods