Gli americani Stormkeep sembravano destinati ad essere un gruppo come molti, all’interno della costellazione black metal a stelle e strisce, quasi predestinati ad una certa aurea mediocritas seppur dopo il buon EP Galdrum. Un fulmine a ciel sereno ha invece scosso il loro destino nel 2021 con l’uscita di Tales Of Othertime, primo disco della band ma già molto maturo in intenti e prospettive. La copertina è a dir poco evocativa, e riesce a incarnare appieno il mondo creato dalla band, ovvero un immaginario fantasy, tenebroso e dominato da stregoni, magia e creature mistiche. Non lasciate però che la prima impressione sovrasti tutto, dietro questi temi e questa stilistica all’apparenza densi di cliché si nasconde un gruppo che ha voglia di osare, che respira come un sol uomo e che sta proponendo qualcosa di fresco, sebbene attingendo ad un genere nato decenni fa.
La partenza è delle migliori, ed è affidata alla furia gelida ed implacabile di “The Seer”: qui possiamo trovare tutti gli ingredienti della musica targata Stormkeep, in quanto incontriamo nel nostro onirico cammino verso il castello stregato potentissimi riff alla Dissection, un sapiente uso di tastiere e orchestrazioni, interludi acustici, cori risonanti e soprattutto nessun momento debole o forzato. L’imponente valanga di neve che ci sommerge è ben strutturata, solida e soprattutto capace di riportare alla vita alcuni momenti brillanti del black metal anni ’90 norvegese o, ancora di più, svedese. Dopo l’intermezzo dagli echi vagamente dungeon synth “The Citadel”, si riparte con i tamburi tonanti e le orchestrazioni cinematografiche di “A Journey Through Storms”, in cui l’epicità raggiunge il suo zenit traendo ispirazione (e modellandola con molta personalità) da Moonsorrow o Windir (I weather the storms/Through will and spirit/Fear will not take me/I am the waves, I am the storm). Al netto delle idee e del background visivo molto curato, quello che stupisce degli Stormkeep è la capacità di interpretazione delle loro stesse visioni e, soprattutto, l’esecuzione, mai manieristica né derivativa. Non ci si deve infatti far ingannare dalla produzione molto curata (croce e delizia di questo Tales Of Othertime): le capacità compositive ci sono e sono enormi, e lo possono dimostrare i numerosi cambi di tempo, i riff e i meravigliosi assoli costruiti in una canzone come “The Serpent’s Stone”, che nella sua epicità rappresenta un pezzo perfetto di black metal melodico. Dopo l’intermezzo acustico “An Ode to Dragons”, si arriva al capitolo conclusivo “Eternal Majesty Manifest”, danzante a metà tra melodie di remote battaglie e cori provenienti dalle fredde montagne.
A chi, come al sottoscritto, ha sempre interessato un certo grado di passione e ardore compositivo all’interno della scena black metal, consiglio di non farsi assolutamente sfuggire Tales Of Othertime (ma chissà, forse in generale gli Stormkeep). Questo disco uscito fuori dal nulla è stato capace di scatenare un entusiasmo che non si vedeva da molti anni, considerando anche che è il primo full length della band americana. Ma non perché sia un disco rivoluzionario né avanguardistico. Tales Of Othertime rappresenta infatti un atto d’amore e di passione verso questo genere e questo immaginario, molto semplice e senza fronzoli, ma pregno di una freschezza e di un’ariosità veramente notevoli. Potrebbe non convincere né i puristi, né gli amanti di composizioni intricatissime, ma tuttavia riempirà il cuore di gioia a chiunque abbia amato i grandi monumenti del black/epic metal.
(Ván Records, 2021)
1. The Seer
2. The Citadel
3. A Journey Through Storms
4. The Serpent’s Stone
5. An Ode to Dragons
6. Eternal Majesty Manifest