Kreationist è un progetto belga arrivato al debutto sulla lunga distanza con la nostrana I, Voidhanger Records, dopo l’EP del duemiladiciannove “Indulgence” uscito per la nordamericana Artic Ritual Records. Si tratta di una one man band che fonde, stando alle note biografiche dello stesso Koen Vanderpoorten, avant black doom metal con un dark ambient ritualistico. Definizione che di per sé non dice molto, ma che può funzionare come stimolo, come curiosità, per addentrarsi nei meandri mentali costuiti dal musicista fiammingo. La scelta tematica di “Dans L’Interminable” ricade su liriche malinconiche ispirate dal poeta francese decadente e iconoclasta Paul Verlaine. Scelta che ricalca quella del precedente EP quando Koen decise di ispirarsi a Rimbaud. La sua è una vera e propria fascinazione per i poeti maledetti, cosa di cui non ha mai fatto mistero e che ha sottolineato ogni volta che si è andati sull’argomento. E francese è anche Pierre Puvis de Chavanne l’autore di “Le Reve” il quadro usato per la copertina del CD.
Se guardiamo a Verlaine da un punto di vista personale, cioè alla sua tossicodipendenza mista ad alcolismo, possiamo capire meglio la scelta stilistica (musicalmente parlando) che sta alla base di un album come questo. I suoi alti e bassi a livello di intensità sono la rappresentazione migliore di un’esistenza consacrata alla droga e agli eccessi in genere. Il risultato è un buon album, che si ascolta senza difficoltà alcuna, nonostante i ripetuti cambi di atmosfera. Segno che Kreationist riesce a mantenere una costanza e una coerenza sonora che va oltre le dichiarazioni di facciata. Peccato che la produzione non sia all’altezza delle idee del buon Koen. Il vero limite del disco è che è stato lui stesso a registrare, mixare e masterizzare tutto quanto. Andando forse al di là di quelle che sono le sue reali capacità. Ciò che emerge è infatti un missaggio che non rende giustizia all’impatto sonoro nell’insieme e che pecca come amalgama. I livelli sono un pò disomogenei e non prestano attenzione a quelle sfumature che avrebbero dovuto essere il punto forte dell’album. Non è una catastrofe, sia chiaro, ma è evidente che un album come “Dans l’Interminable” fosse finito in mano a un tecnico del suono, la resa sarebbe stata senza dubbio di un livello qualitativamente superiore.
Alla fine però ciò che resta è un album decisamente molto interessante, eterogeneo e “libero”. Un album che rappresenta appieno uno stile d’avanguardia che punta all’impatto atmosferico prima di tutto e che lascia intravedere un futuro decisamente roseo, a partire già dal prossimo album, se Kreationist avrà la lucidità di far tesoro dei suoi (relativamente pochi) errori. Perchè una cosa deve essere chiara: potenzialmente Kreationist non ha limiti. La sua visione delle musica va ben oltre quella della media dei suoi contemporanei.
(I, Voidhanger Records 2021)
1.Mandoline
2.Il Pleure Dans Mon Coeur
3.Colloque Sentimental
4.Walcourt
5.Interlude
6.Extase Langoureuse
7.La Bonne Chanson XI
8.Soleils Couchants
9.Dans L’Interminable