Quinto episodio della pentalogia ABYSS dedicata alla visione esoterica della mitologia greca, Sic Transit Gloria Mundi rappresenta anche il canto del cigno per Goatcraft, il progetto di Lonegoat, musicista texano ed unico membro residuo del duo che ha dato inizio all’era Goatcraft una decina di anni fa. È lo stesso Lonegoat a precisarlo quando spiega come “Goatcraft sia da annoverare tra le cose migliori che mi siano capitate nella vita. Un progetto nato come alienazione delle mie frustrazioni e che è diventato uno dei progetti solisti di pianoforte più abrasivi ed intensi in assoluto. Un qualcosa con cui sono riuscito ad esprimere la mia idiosincrasia spingendola sino alle più oscure profondità e che ha avuto nella mia creatività l’unico limite. Dopo 10 anni è ora di iniziare qualcosa di nuovo”.
L’album, il terzo sull’italiana I, Voidhanger Records dopo The Blasphemer del 2014 e Yersinia Pestis del 2016, è individuabile come il passo definitivo verso la consacrazione neoclassica di un progetto che negli anni ha visto crescere il suo tasso di qualità in modo esponenziale. Oscurità, esoterismo, ricerca del caos. Sono queste le chiavi di letture di un album che non può lasciare indifferenti. Non fosse altro per l’intensità che deriva dal fatto che si tratta di un disco concepito e realizzato per un solo strumento. Che poi questo sia probabilmente lo strumento più completo questa è una visione parziale frutto della follia iconoclasta del sottoscritto, sta di fatto che le atmosfere che uno strumento a tasti acustico in una stanza vuota riverberata sono difficilmente uguagliabili in quanto a pathos. Ma questo come detto è un’altra storia, per cui lasciamola da parte. Comunque se vogliamo rappresentare al meglio la nostra malinconia non c’è strumento che possa reggere il confronto.
Tornando a Sic Transit Gloria Mundi, l’unica logica conclusione è che il mix tra dark ambient e musica classica funziona decisamente bene e condivido l’idea di Lonegoat di lasciare nel momento più alto qualitativamente parlando per non rischiare di iniziare una discesa che possa oscurare quanto di buono fatto finora. E in chiusura, visto che siamo qui a celebrare una dipartita che emerge sin dalla scelta del titolo non possiamo non sottolineare come anche la copertina dell’album, modellata sul quadro del pittore simbolista ceco Maximilian Pirner chiamato “Konec Všech Věcí” (la fine di tutte le cose) del 1887, questo depone a favore di una completezza del cerchio iniziato un decennio fa sotto il cocente sole del Texas.
(I, Voidhanger Records 2021)
1.Redivivus
2.Nous Aflame
3.Bleeding Caldera
4.Deipnon
5.Abundance Of Suffering
6.Inhibitory Gnosis
7.Orphic Emesis
8.Henosis
9.Desolate Ways
10.Thus Passes Worldly Glory